Era venerdì e non vedevo l’ora di uscire dall’ufficio. Concentrazione
zero e testa altrove. Battevo tasti e le mani erano completamente scollegate dal
cervello. Finalmente me ne vado, a casa devo sistemare un paio di cose con gli artigiani che sono venuti a fare una riparazione. Finiscono e finalmente
se ne vanno pure loro. Mi concedo una lunga doccia e asciugo i capelli con
calma, tanto la valigia è pronta. E’ pronta da settimane, a dire il vero, e
ieri l’ho aggiustata aggiungendo qualche capo più pesante, in questi giorni
comincia a fare freddo. Arriva Lui e partiamo. Mangiamo in macchina qualche
schifezza take-away. Durante il tragitto ricevo prove filmate delle tue
evoluzioni nella pancia.
Non ci stai più, è evidente.
Arriviamo ed è tutto chiaro. Adesso che sono nel posto
giusto, dove e con chi desidero essere più di ogni cosa in questo momento, finalmente mi rilasso. Non devo
nemmeno impegnarmi molto. Mi addormento come un sasso.
Sabato alle 10 facciamo colazione tutti insieme, come tante
volte abbiamo fatto. Sarà l’ultima giornata senza di te. E’ dannatamente strano
e normalissimo allo stesso tempo. Piove sottile sottile. Io e la tua mamma
usciamo a fare qualche commissione. Andiamo in posta, in merceria e a comprare
il pane. Tutti chiedono come mai tu sia ancora là dentro. (Sarà comodo comprare
on-line, ma quanto possono cambiare la giornata i modi gentili delle persone
vere dietro al bancone che conoscono il tuo nome?)
Mangiamo gnocchi al ragù e trascorriamo un pomeriggio pigro.
I maschi davanti alla tv e le femmine con l’uncinetto in mano. Ci scappa anche qualche pisolino. Fa tanto famiglia e stiamo bene, comodi e rassicurati
da questo menage sporadico ma collaudato. I maschi escono e sono di ritorno con la
spesa, più l’occorrente per un brindisi. Hugo per tutti. A domani. A te. Alla
tua mamma. A noi. Cin cin.
Arriva la cugina B. e ceniamo tutti insieme. La tensione
comincia a salire e a renderci nervosi e pieni di spigoli. Andiamo a
letto un po’ seri, poi ci ripensiamo e ci ritroviamo a fare la lotta tutti e
quattro sul lettone. Per stasera i bambini siamo ancora noi.
Domenica è IL giorno. Ci alziamo presto e ci prepariamo a
incastro. Il pilota automatico è inserito, ognuno sa quello che deve fare.
Piove forte e alle 7:03 siamo in macchina. Il termine era fissato per il 25
settembre, 11 giorni fa, così alle 8:30 viene effettuata la prima induzione. Tutti
tratteniamo un po’ il respiro. Cosa succederà adesso? “Dicono che ad alcune fa
effetto tutto in un colpo, ad altre poco alla volta… può anche darsi che non succeda niente. “E’ inutile che stiate qui. Tornate a casa, ci vediamo dopo durante l'orario di visita.”
Per me uncinetto e riposino. Alle 13.10 ci sentiamo dire che
“qui si è mosso qualcosa”. Torniamo in ospedale con un borsone a righe bianche e rosse, pieno di vestiti
piccoli imbustati con cura in sacchetti trasparenti numerati.
Alle 14:30 i dolori sono ogni 4 minuti e mezzo spaccati.
Sono rimasta affascinata da questa precisione e da quanto tutto torni normale
fra una contrazione e l’altra. Mia cognata un po’ meno e mi descrive cosa
sente. Parla di crampi e di differenze con i dolori mestruali. Ovviamente non
ci ho capito niente, ero troppo su di giri anche se mi sforzavo di non darlo
eccessivamente a vedere. La ricordo solo attaccata al banco della reception del
reparto e seduta nel salottino con la vestaglia gigante che le ho dato io e la
camicia da notte che le ha regalato la cugina E.
Tu protesti continuando a scalciare. Certamente ti chiedi
cosa cavolo stia succedendo.
Le cose procedono ma non siamo ancora a buon punto, è
prevista la seconda induzione per le 16:00 e dobbiamo tornare di nuovo a casa.
Stavolta non ne ho molta voglia. No, non ne ho voglia per niente. La tua mamma
è coraggiosa ma comincia ad avere male sul serio e ho la netta sensazione che preferirebbe
avere qualcuno accanto. Però non si può scegliere. Torniamo a casa. Preparo
pasta al pomodoro per tutti e metto la pianta di basilico sotto la pioggia per
un po’, credo abbia sete. Facciamo un altro riposino, sembra che la notte che ci aspetta sarà
lunga….
“Ha chiamato. Ha detto di andare subito che le fanno il
cesareo.”
Tre infiniti secondi di silenzio sono trascorsi gelandoci il
sangue. Non potevamo vederci negli occhi, ma sono certa che sulle nostre tre
facce ci fosse la stessa espressione. Ecco lo sapevo, perché siamo tornati a
casa? Oddio speriamo che vada tutto bene. Chissà che paura avrà lei. Scommetto
che stava piangendo come una fontana. Un po’ di paura ce l’ho anch’io. Ma
perché nella vita certe cose si è costretti ad affrontarle da soli?
Oddio, ma lo conosceremo fra pochissimo!
Oddio, ma lo conosceremo fra pochissimo!
MUOVERSIIIII urlo. Come se gli altri due non lo sapessero.
Un minuto dopo stavo già spostando la macchina predisponendola all’uscita (però
non fatemi guidare, vi prego. Non me la sento). Lui si mette alla guida
(fiuuuu) e si rende conto che la macchina fa un rumore stranissimo. Cambiamo
macchina e aspettiamo il futuro papà col motore acceso. Ehi ma dov’è? Ah,
eccolo. Partiamo.
Con le mani sudate, il cuore in gola e la pioggia dentro e
fuori il cervello torniamo in ospedale da mamma e bimbo. A che punto saranno?
Dovranno cominciare? Staranno operando? Avranno già finito?
“Hanno appena cominciato. Attendete là. Da quella porta
usciranno il bambino prima e poi la mamma.”
Io sudo come neanche dopo tre ore di zumba. Lui è
pietrificato. Il papà ha consumato il linoleum del corridoio a forza di fare
avanti e indietro borbottando qualcosa tipo “ma non si può mica tribolare così…
quando c’erano le cicogne non si faceva prima?”
Quella porta viene aperta diverse volte provocandoci non
pochi tuffi al cuore. Poi arriva un letto con sopra le tue cose, le riconosco.
Il momento si avvicina.
16:55 Un’infermiera mora vestita di bianco esce con un
sorrisone e ci dice che
sei nato.
Istintivamente faccio lo screenshot del cellulare per non
dimenticarmi l’ora. Cosa che non ha assolutamente senso perché scopriremo dopo
che sei nato alle 16:54 e difficilmente me lo dimenticherò.
La stessa infermiera riapre la porta. Dietro di lei c’è una
culletta trasparente con un fagotto di carta bianco. Dentro ci sei tu. Ci dice
che anche la tua mamma sta bene e tutta la paura svanisce. Definitivamente.
Adesso ci sono solo il tuo nasino, le tue orecchie tonde, i
tuoi pugnetti e la tua testina perfetta. Io scattavo le foto e Lui ha filmato
tutto. Appena ti danno al tuo papà e andate insieme ad aspettare la mamma, io e
Lui ci riguardiamo il filmato non so bene quante volte di fila, io non riuscivo a ricordare quello che era appena successo. Il cervello era in tilt completo. Stai piangendo?
Chi, io? Assolutamente no.
“Voi aspettate lì a oltranza? Per vedere la mamma guardate che ci vorranno almeno
due ore.” NOI-NON-CI-SCHIODIAMO-SIA-CHIARO ci avete già fregato una
volta, grazie.
Le due ore passano in fretta, fra telefonate ad amici e
parenti, messaggi, visione in loop di foto e filmato.
Escono papà e bimbo. Finalmente vediamo anche la mamma. E’ un po’ pallida, ma molto meno provata di quanto immaginassi. Le hanno fatto la spinale e per fortuna non si è persa il momento.
Sono felice. Siamo tutti felici. Lo strano mix di sensazioni preoccupate lascia campo libero a uno scombussolamento bello ed emozionato. Torniamo a casa col papà che si riprende un attimo e torna subito dal
resto della famiglia per passare con loro la notte.
Sono troppo emozionata. Sono zia. E’ nato. E’ andato tutto
bene.
Il nostro miracolo si è compiuto.
Dormo come un sasso. Di nuovo. E al suono della sveglia non capisco
assolutamente cosa stia succedendo.
Oddio com’è presto… oddio com’è... TARDI! Devo andare a dare il
cambio al papà.
Sei nella tua culletta che sonnecchi, ogni tanto fai qualche
guizzo e tiri calci e pugni esattamente come facevi nella pancia fino a ieri.
Distolgo lo sguardo una frazione di secondo e ti ritrovo con gli occhi spalancati,
che mi fissi inspiegabilmente dritto negli occhi, perplesso. Ecco, io lì mi sono
innamorata. Benvenuto piccolino.
Che bel momento avete vissuto e grazie per averlo condiviso. Sono qui davanti al computer e sorrido di felicità per una nuova vita e per l'immensa gioia che questo splendido bambino darà a voi tutti ... appena nato ha già rivoluzionato la vostra vita e continuerà a farlo, sorprendendovi ogni giorno!
RispondiEliminaBenvenuto Piccolo, che fortuna avere una Zia così! ;-)
RispondiEliminaMi hai fatto venire i brividi...e le lacrime. Benarrivato cucciolo! Complimenti alla mamma! Buon lavoro al papà! e complimenti zietta: ottimo lavoro ;-) !
RispondiEliminaEcco ed io sto piangendo a dirotto!!! Congratulazioni a tutti!!!!!
RispondiEliminama alla fine come si chiama quel gioiellino di nipote? Sempre se si può sapere. :-)
RispondiEliminaFrancesca, non me ne volere, ma non essendo figlio mio preferisco mantenere la privacy. Però gli ho già trovato un soprannome tutto suo, vediamo se riuscite a scovarlo nel post successivo ;)
EliminaMa figurati!!! Capisco perfettamente. Un bacetto :-*
Elimina<3 <3 <3
RispondiEliminaCiao ragazze, scusate se vi rispondo solo ora ma sono stata molto presa dalla vita "là fuori" ;) Grazie infinite a tutte, la vostra commozione commuove me. Vi voglio bene !!!
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