lunedì 17 novembre 2014

Perdo colpi, pezzi, giorni. E va bene così.

Tra una trasferta di lavoro e qualche gita estemporanea per monitorare la piena del Po con sgomento misto a meraviglia, mammagari tira avanti. Arranca, combatte il fiatone, il male alla milza, ma non si volta indietro, mai. E alla fine si stupisce di non aver dimenticato di andare al lavoro, o di mettere la benzina nella macchina prima che fosse troppo tardi. In compenso ha preso il marciapiede stringendo troppo una curva, ha commissionato un acquisto all'amica F. e poi si è dimenticata di portarle i soldi. A dire il vero si era pure dimenticata di averle commissionato un acquisto. Nel frattempo anche il pin del bancomat si era volatilizzato nei meandri del cervello, nonostante un uso quotidiano e costante. La più bella comunque è stata mandare la foto alla cognata col suo regalo di compleanno e stupirsi di come Lui - a cui ero convinta di averla mandata - non si degnasse di darmi il suo parere. E nella foto si vedeva pure che l'articolo era in sconto.

Son svampita a livelli... adolescenziali. E va bene così. 

No, non sono impazzita. Va bene così perchè, nonostante le trasferte, la pioggia e tutte le cose che mi dimentico, l'umore è quello giusto. Il mio, finalmente. Perchè capita, perdendomi per le stade basse, di fregarmene del navigatore e godermi una scampagnata a sorpresa in mezzo a centinaia di danzanti foglie di color giallo brillante. Va bene perchè sono stata a trovare la vicina I., 92 anni e non sentirli, ed è stata una piacevole chiacchierata. Perchè tornando a casa una coccinella ha fatto sosta sul mio maglione argento e mi ha messo allegria. Perchè ho avuto l'opportunità di toccare il cielo con un dito e non è cosa da tutti i giorni. Perchè ho partecipato alla cena con più puzza di fritto della storia ed è stata una bellissima serata. Perchè la mia micia mi sta facendo le fusa e appena chiuderò il portatile andrò avanti con la gamba del mio calzino. Il mio primo calzino fatto ai ferri. Roba da matti. Un anno fa non ci avrei scommesso mille lire.
 
Ho capito. Era lo stallo che mi distruggeva. Avere iniziato a "fare" era l'unica cosa di cui avevo bisogno. Anche se questo significa avere il tavolo della cucina ricolmo di integratori costosissimi dai nomi più assurdi, che non sappiamo se potranno servire a qualcosa. Ma intanto fare è già l'opposto di "aspettare" o, peggio, di "non fare niente". 
Ora sto bene, sono serena. Sono felice.

9 commenti:

  1. Che bello! Hai proprio ragione vivere è meglio di guardare la propria vita scorrere.
    Un abbraccio

    RispondiElimina
  2. Io non riesco ad aspettare il pullman stando ferma...
    ti capisco.
    Un bacio.

    RispondiElimina
  3. Risposte
    1. Ciao Anna, che bello averti qui! Io ti conosco... Ti leggevo appassionatamente finché è stato possibile, ma non ti ho mai contattata...

      Elimina
    2. Cara, allora è un bene che io sia qua... ��

      Elimina