giovedì 25 ottobre 2012

Hai sbagliato lavoro



Oggi incrocio una collega in bagno che mi fa i complimenti per il non-fiocco nascita che ho preparato per la porta dell'ufficio del collega M. Fin qui ok. Poi aggiunge tutta concitata "hai proprio sbagliato lavoro! Sei sprecata qua dentro!" riferendosi alla mia creatività onnipresente.

Non è la prima persona che me lo dice e non sarà nemmeno l'ultima,  però ogni volta che sento questa frase è come se mi si crepasse un po' qualcosa dentro... è come se la puntina con cui è affisso un promemoria mi pungesse, un memo che è lì da un po' e ogni tanto si fa vivo: "te lo ricordi vero? te lo ricordi che da piccola ti saresti immaginata ovunque, ma non in un ufficio? o almeno non in un ufficio a fare lo stesso lavoro tutti i giorni..."

A me il mio lavoro piace, chiariamolo subito. 
Mi occupo di qualcosa per cui ho studiato tanto e faticosamente e che personalmente ritengo interessante. Certo, un lavoro come tanti con i suoi alti e bassi, ma nel complesso accettabile.

Accettabile, non entusiasmante. Mentre io ho sempre sognato di alzarmi la mattina con qualcosa di entusiasmante da fare... e invece come molti mi ritrovo qui a vivere nel compromesso, con i vantaggi dello stipendio fisso (magrolino eh, però fisso e non è mica poco), della vicinanza da casa (meno di 10 minuti di auto) e orari nella norma. 

Solo che io non SONO un'impiegata. Io FACCIO l'impiegata. Io sono quella che ieri è andata di proposito al discount per cercare un prodotto maxitaglia (qualsiasi) che fosse confezionato in un barattolo di vetro che avesse le giuste caratteristiche per un art attak che avevo in mente (e adesso ho svariati etti di olive da smaltire...focaccia per tutti?!). Io sono quella che datemi una colla a caldo e terrò insieme il mondo. Io sono quella delle mille passioni che avrebbe voluto trasformare in un lavoro. Io so fare la manicure, la piega e il burrocacao fatto in casa, se avessi tempo leggerei libri più o meno su ogni argomento trattato (escluso il romanzo fantasy che proprio mi fa ribrezzo). Io sono quella che tienimi la sorpresina dell'ovetto Kinder e ti ci faccio una collana. Io sono quella che per rilassarsi cucina. Io sono quella che quando il marito le vuole fare un regalone, le porta a casa macchine infernali per rilegare, plastificare o lavorare a maglia. 

Io sono quella che se avesse potuto, avrebbe fatto la babysitter di mestiere. Perchè lì la mia creatività aveva sfogo. Fare la babysitter alle mie cugine è stato il non-lavoro più bello e gratificante di tutta la mia vita. Andarle a prendere all'asilo e vedere che mi correvano incontro con gli occhi scintillanti e curiosi di sapere il contenuto della mia borsina verde acqua con la zip che conteneva ogni volta un materiale diverso: il protagonista di quel pomeriggio. Insieme ci perdevamo nei meandri della nostra fantasia, producevamo opere d'arte con tre maccheroni e una cannuccia tagliata a pezzettini. Un foglio di carta poteva diventare una storia. Con un gomitolo di lana avremmo potuto perderci per giorni interi. Io con loro ero libera. Sono proprio stati anni belli. Facevo l'università e potevo ritagliarmi molto tempo per loro.

Poi mi sono laureata e ho iniziato con i "lavori seri", compreso il lavoro che sto facendo ancora adesso, ripromettendomi di tornare l'ideatrice di giochi creativi quando un giorno avrei avuto dei figli. Avrò sbagliato oppure no? Ma soprattutto, prima o poi cambierò idea?

5 commenti:

  1. molto carino questo post! io credo che una persona creativa lo è e basta, anche quando fa l'impiegata trova il modo di esprimere la sua creatività!
    E se non puo', farà quel che deve in ufficio, per lasciare spazio ai suoi talenti nel tempo libero...con gli amici, in famiglia...in ogni altra attività al di fuori dal luogo di lavoro..creerà per donare agli altri!ed il suo 'guadagno' sarà la soddisfazione e la gioia del suo creare!

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    1. Grazie Ste, hai ragione. La creatività in quanto tale è gioia ed è gioia anche donarla.

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  2. Come ti capisco, ma come come come!!!
    Con la differenza che io dall'ufficio me ne sono andata, e dopo 2 anni di bimbi e solo bimbi comincio a scalciare un po'...
    ciao!

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    1. Secondo me la soluzione ideale c'è eccome: il part-time! Peccato che nella mia azienda pronunciare questa parola sia severamente vietato...

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    2. hai proprio ragione il part time ti permette di conciliare davvero lavoro famiglia e hobby.
      Io sono stata fortunata, alla nascita del mio primo figlio, dopo una dura battaglia sono riuscita ad ottenerlo.
      Purtroppo le aziende sono molto chiuse in questo senso. E' un mondo ancora molto, troppo maschile, tra l'altro rigido e per restare in tema, privo di creatività. Se facessero uso di una sana dote di senso artistico si riuscirebbero a trovare ottime soluzioni, sia per l'azienda che per la persona...e la qualità del lavoro non potrebbe che trarne enormi benefici!

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