lunedì 12 maggio 2014

Stasi, un periodo per conoscermi meglio (e talvolta starmi antipatica)



Sono ferma ad un incrocio e non so che strada prendere.
Meglio: sono ancora nel cortile di casa e non so che destinazione impostare sul navigatore.

E' un periodo strano questo. Io, che di solito sono zen e imperturbabile, ultimamente sono pervasa da insofferenza incontenibile e frenetica. Non riesco a stare ferma e, quando mi impongo di restarci un minuto per fermarmi a riflettere, niente. Mi aggroviglio nei miei pensieri e non riesco più a sbrogliarmi. 

Non so scegliere se impormi di fermarmi a riflettere o assecondare questa mania ipercinetica che però non mi fa concludere niente. Nel frattempo, mi sento scollegata.

Questo figlio che non arriva mi sta facendo comprendere a fondo quanto io abbia necessità di programmare, di organizzare. E mi sta dando anche tempo per scovare tutti gli aspetti della mia vita che non mi assomigliano. Ma non sempre ho il coraggio di decidere di cambiarli. Il lavoro, in primis.

Nel frattempo faccio cose. Mi sono iscritta a un corso di yoga en plein air che comincia la settimana prossima e mi sono informata per cominciare ad andare in piscina. Alla mattina presto. Sì vabbè non ci crede nessuno, ma almeno ci ho provato. Questi riempitivi che intanto trovo, anche se sono divertenti, un po' li odio, perchè non fanno parte di nessun progetto più grande. Vivere alla giornata ho scoperto che davvero non fa per me.
 
La mia vita negli ultimi anni è sempre stata un susseguirsi di grandi questioni di cui occuparmi, dal punto di vista pratico ma soprattutto emotivo:

2009: primo lavoro vero e nel contempo ultimo anno di l'università
2010: mia suocera si è ammalata e se n'è andata, lasciando un grande vuoto
2011: elaborazione del lutto e maxi dieta dimagrante per me, altri problemi in famiglia
2012: organizzazione del matrimonio
2013: ristrutturazione della casa gialla e arrivo di Nippino

e il 2014 per ora è un giro di giostra a vuoto, in cui si sono dimenticati di mettere la musica e la coda da acchiappare. Un bislacco scherzo del destino. 

Sto perdendo un mucchio di tempo a piangere. Letteralmente. Io, che non sono proprio il tipo. Io, quella che "dai, vedrai che andrà bene". Basta una risposta data male o una canzone triste e viaaaa! Rubinetti aperti. 
 
Piango perchè sono arrabbiata per questo tempo che non posso sfruttare come vorrei. E guai a chi mi dice di godermelo e che sono fortunata, perchè di gente che mi dice la sua su cosa dovrei fare ne ho super piene le tasche:

Chi mi dice che non mi devo preoccupare
che sono ancora giovane
che ho la pretesa di programmare tutto e la vita non funziona così
che non ho lo stato mentale giusto
che non ci devo pensare/ci sto pensando troppo
chi, per fortuna solo a volte, insinua che sotto sotto sia tutta colpa mia...
 

Ma per fortuna c'è anche chi mi racconta la sua esperienza 
mi capisce e mi fa forza, se glie lo permetto.
Chi cerca di tranquillizzarmi perchè sa che ci sto oggettivamente pensanso troppo.

Mi consiglia, mi suggerisce e, se può, mi strappa una risata. 

E non è affatto facile! Sono talmente girata che, a volte, anche una frase detta con le migliori intenzioni mi fa innervosire. Me ne rendo conto e me la faccio passare, ma lì per lì sono decisamente poco razionale.

Avrei bisogno di poter chiudere i miei problemi in una scatola e ritirarli fuori dopo un po'. Riprendere fiato e solo in seguito affrontarli uno per volta con lucidità. Vorrei essere in un posto che mi infonda calma e guardarmi un tramonto in buona compagnia. Abbandonare la rabbia, la frustrazione, il dispiacere. Sentirmi finalmente di nuovo tranquilla e ricaricata. 

[Dalla regia mi dicono che non sia possibile]

Peccato, ci speravo. Allora nel frattempo mi farò il mio corso di yoga, cercherò il più possibile di lavorare a maglia e, in caso di energie in eccesso da smaltire, la pila delle camicie sarà sempre lì ad aspettarmi, fedelissima.

3 commenti:

  1. ... però tu cerca sempre di uscire di casa, magari anche solo per una passeggiata in cortile, al momento non è necessario prendere per forza una direzione.
    Non "rinchiuderti", anche se pensi che possa essere la soluzione giusta per non soffrire.
    Vorrei dirti tante cose ... sappi che ti sono vicina e che ti capisco ... quello che tu stai dicendo oggi l'ho detto anche io tanti anni fa ...
    Ti abbraccio.

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