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giovedì 8 gennaio 2015
Bentrovati e buon 2015
Oh sì. Me la sono spassata un sacco.
Ho buttato metà dell’arredamento della mia tana (la stanza dove tengo le mie cianfrusaglie, i miei fili e le mie stoffe) per un bastardo attacco di muffa. Ho fatto il bucato a amano nella vasca perché la lavatrice ha avuto un brutto colpo, ora è in prognosi riservata. Ho trovato disordine e sporcizia in casa mia dove non sospettavo, e ho rimediato.
Ma ho anche indugiato nella vasca da bagno, lavorato a maglia e all’uncinetto come una forsennata, comprato una poltrona Poang (w ikea sempre e comunque) per ripristinare l’angolo cazzeggio della mia stanza, ho lisciato la gatta di centinaia di carezze, ho dormito tantissimo, ho passato Capodanno coi soliti pochi ma buoni e abbiamo riso molto. Per l’occasione abbiamo comprato un Monopoli nuovo, chè il vecchio non si trovava. E ne è valsa decisamente la pena. Ho cucinato di tutto. Biscotti, tigelle, sushi, polenta grigliata, minestrone, zuppe detox, mascarpone, cedro candito e polpette di soia. Che orrore le polpette di soia. Ho dato e ricevuto coccole. Tante, tantissime. Ho fatto scorta. Ho ballato sulle ginocchia per mettermi all’altezza di Nippino, che mi ha quasi sciolto il cuore dandomi una carezza di sua spontanea iniziativa, corredata da un sospirato beeeeeee (LLA). Tanto amore. Sono stata dalla parrucchiera. Due volte. E ho abbondantemente approfittato dei saldi e rimpinguato l’armadio che ormai era deserto come l’acqua dove nuota la particella di sodio.
Graziealcielo prima che la lavatrice mi mollasse.
E niente, sono pronta. Mi sento luminosa, piena (non solo di cibo) e rigenerata.
2015 fatti sotto, ho grandi aspettative.
domenica 26 ottobre 2014
Andrà tutto bene (dimmelo, ti prego)
Passare un weekend con un bambino unenne ti fa sentire strano. Invincibile e completamente incapace allo stesso tempo. Vittorioso contro pannolini traboccanti di cacca e inetto e perdente contro zuccate impreviste e biscotti umidicci finiti - ohibò - nelle tue scarpe.
Ti fa sentire male alla faccia a forza di ridere e l'osso del naso indolenzito perchè qualcuno ci è atterrato sopra. E forse ora che ci pensi ti ha preso anche un po' il labbro.
Ti fa sentire fortunato a poter poi trascorrere una serata in cazzeggio libero tra divano, fazzoletti e pc, ma anche completamente sfortunato per non poter godere di tanta grazia tutti i giorni. Svegliarti tutte le mattine con la felicità sotto al naso.
Per me, aver passato un weekend col mio nipotino vuol dire sentire la gioia e la morte nel cuore, mescolate, inscindibili, irrimediabilmente invischiate e presenti allo stesso tempo. Impossibile recuperare solo una e poterla lavare dall'altra. Per godere del bello sono costretta a sopportare anche il brutto. Avanti pure.
Ti fa sentire male alla faccia a forza di ridere e l'osso del naso indolenzito perchè qualcuno ci è atterrato sopra. E forse ora che ci pensi ti ha preso anche un po' il labbro.
Ti fa sentire fortunato a poter poi trascorrere una serata in cazzeggio libero tra divano, fazzoletti e pc, ma anche completamente sfortunato per non poter godere di tanta grazia tutti i giorni. Svegliarti tutte le mattine con la felicità sotto al naso.
Per me, aver passato un weekend col mio nipotino vuol dire sentire la gioia e la morte nel cuore, mescolate, inscindibili, irrimediabilmente invischiate e presenti allo stesso tempo. Impossibile recuperare solo una e poterla lavare dall'altra. Per godere del bello sono costretta a sopportare anche il brutto. Avanti pure.
martedì 20 maggio 2014
Non tutto è perduto
Poco distante da casa mia c'è una Madonnina. Nel giardino di un'abitazione privata, rivolta verso la strada. Stasera, mentre tornavo a casa poco prima di mezzanotte, ho visto un ragazzo che si era fermato lì. In bici, due secondi, ma si era proprio fermato lì.
Poi non si dica che i giovani d'oggi sono tutti sesso droga e smartphone.
Questo piccolo episodio mi ha fatto concludere che oggi è stata proprio una bella giornata. E' nata la bimba della mia amica M. (chè i bimbi lei li fa col pennello o niente, vedeste che meraviglia. Le ho chiesto se mi insegna come si fa, mi ha risposto che ci vuole solo molta pratica. Non mi pare serva aggiungere altro. Asd.). Nippino ha dormito per la prima volta tutta la notte di filato e mia cognata stamattina era molto felice (dopo aver constatato che respirava e stava benissimo, sì insomma, che non era morto). Sono stata al knit cafè e ho passato una bella serata. Ovviamente di tutto ho fatto fuorchè lavorare a maglia, perchè non avevo niente in mente... ma ci sto lavorando. Anzi forse ho già deciso in cosa trasformare quella mega rocca che è lì sul comodino che mi guarda... (sì, quando ho un progetto iniziato, che sia qualcosa di creativo o un libro, lo porto sempre con me, in giro per casa... un po' come quando all'università dormivo in una fettina di letto, perchè il resto era tutto apparecchiato con i libri e il pc... ma questa è un'altra storia).
Tornando a noi, dicevo che il peggio sembra essere passato. Il buon umore sta tornando pian piano, di pari passo coi pomodori che si palesano numerosi là nel NonOrto. Anche il nuovissimo corso di yoga iniziato ieri ha fatto la sua parte.
Non sono ancora al 100%, ma arrivo. E' che, come diceva il mio prof di tedesco, io sono un diesel: ho bisogno dei miei tempi, ma arrivo, promesso. Intanto, coltivo fiori, che male non fa mai. Se poi sono mangerecci, meglio ancora.
Non sono ancora al 100%, ma arrivo. E' che, come diceva il mio prof di tedesco, io sono un diesel: ho bisogno dei miei tempi, ma arrivo, promesso. Intanto, coltivo fiori, che male non fa mai. Se poi sono mangerecci, meglio ancora.
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martedì 18 marzo 2014
30 anni (stavolta i miei)
Ve l'ho detto? Tra le altre cose, un paio di settimane fa io avrei compiuto 30 anni. Anche se può sembrare ridicolo, me ne rendo conto, l'evento mi ha generato una certa ansia. Il trip dei bilanci al raggiungimento della cifra tonda... Ho finito inevitabilmente per chiedermi cosa io abbia combinato fino a qui. Mica poco, in effetti. In ordine cronologico: ho preso la patente a 18 anni in un battibaleno, mi sono trasferita a vivere da sola a 19 poco dopo il diploma, mi sono laureata in corso, ho trovato un lavoro e raggiunto il mitico obiettivo del tempo indeterminto, mi sono presa anche una laurea specialistica (che le cose o le fai bene o niente) lavorando e sempre in corso e, dopo 5 anni di convivenza, ho organizzato il matrimonio dei miei sogni con l'uomo che amo; insieme, finalmente, abbiamo ristrutturato la Casa Gialla come meritava. Dai, qualcosina l'ho fatta...
Peccato che, se dieci anni fa mi avessero chiesto come mi sarei immaginata a trent'anni, io avrei risposto senza dubbio "sposata con due figli". Eh vabbè sono monotona lo so, ma non si può certo dire che io non sia una con le idee chiare, almeno per quanto riguarda la sfera famigliare.
Per ciò che concerne l'ambito lavorativo, immaginavo che avrei avuto di sicuro un "lavoro interessante". Interessante per me, che comunque non sarebbe stato poco. E invece, nonostante il periodo ottimo, non posso affermare di avere il lavoro che avrei voluto al 100%. Non tanto per il tipo di lavoro in sè, quanto più per l'ambito dello stesso. Elaborando considerazioni di carattere generale, mi sono resa conto che non sempre ho seguito le mie inclinazioni, piuttosto mi sono concentrata sull'essere sempre all'altezza delle aspettative della mia famiglia di origine. Per farla breve, io avrei voluto fare le magistrali e laurearmi in psicologia... psicopedagogia, forse. E invece ho fatto il liceo scientifico e mi sono laureata in economia internazionale. E management internazionale. Intendiamoci, non l'ho mica scoperto oggi... Ai tempi, quando feci le mie scelte, cercai sempre di tenermi aperte più strade possibili, per il timore di essere una futura disoccupata. E probabilmente se avessi voluto fare la maestra elementare o la psicologa, oggi lo sarei (disoccupata, intendo). O probabilmente non lo sarei ma avrei a che fare con un mondo che non mi piace, molto diverso da come l'avevo immaginato. Mi sono raccontata la favola che il marketing era la "psicologia dell'economia" e me la sono fatta andare bene. Non credo di aver sempre sbagliato, ma mi sono fatta andare bene molte cose.
Alla luce di queste riflessioni, mi sta venendo una voglia nuova, che credo tenterò di assecondare, anche se non so ancora bene come. Vorrei ricominciare a studiare. Per me, finalmente. Forse per intraprendere una nuova professione, forse no. Forse sarà sufficiente seguire i miei talenti nel tempo libero, forse un giorno invece sentirò l'esigenza di farli diventare il mio lavoro. Oggi non lo so ma non mi crea problemi.
Se ci penso bene, è un po' che covo questa esigenza. Tutti i libri che sto leggendo a proposito di mommyblog, parto, puericoltura e pedagogia significheranno pure qualcosa. Significherà qualcosa anche il fatto che chi mi conosce bene sta cominciando a regalarmeli?
*** to be continued... ***
PS
in foto potete ammirare il regalo di compleanno che mi ha fatto Nippino: centinaia di interessanti pagine racchiuse da una preziosa carta da regalo in edizione limitata. Un omaggio prezioso per un'orgogliosissima zia.
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lunedì 24 febbraio 2014
Un weekend perfetto
Si metta agli atti: io febbraio l'ho archiviato. Nella mia testa è primavera. Anche se, col freddo che fa oggi, non ha assolutamente senso. Pazienza. E' che sono felice.
E' lunedì e non ho l'umore nero.
I narcisi della mia bisnonna hanno cominciato a fiorire e i boccioli sono copiosi.
Sabato e domenica ho seminato nel NonOrto e l'ho traslocato nel balcone a Sud dove, con la ristrutturazione, è arrivata l'acqua corrente. Un lusso mica da poco!
Sono dieci giorni che dormirei e basta. E quasi ci riesco.
La mia gatta dorme e basta. E ci riesce benissimo. Anche ora, di fianco a me.
Ieri, domenica, sono venuti a trovarci Nippino & Co, facendoci una sorpresa, abbiamo passato una bella giornata all'aria aperta dopo tutta la pioggia di queste settimane, poi siamo andati a trovare genitori e nonni. Avevo proprio bisogno di una full immersion in famiglia. Sono stata tanto bene.
Quindi no, caro lunedì, non basterai tu a guastarmi l'umore, hai già perso a tavolino.
Sappi che, per me, sei un lunedì di primavera.
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giovedì 14 novembre 2013
10 cose belle
Lui di là in cucina che prepara polpette che mangeremo sul divano
Il pigiama che ho già ora, alle 19.30
dopo essermi fatta una fansatmagorica doccia fiume
E' giovedì... quindi c'è X-Factor
La tempesta di foto e video di Nippino che invadono la galleria del mio telefono
Tutte le coccinelle che vedo ultimamente
Ho finalmente trovato su Amazon una cosa che cercavo da un sacco di tempo
Le ultime rose del giardino a metà novembre
Potermi essere svegliata un po' più tardi stamattina
Il primo odore di inverno là fuori
Ultimamente sono molto impegnata a cercare di fare ordine, perchè tutto questo caos me lo sto un po' portando dentro. Riesco comunque a notare il bello e a tenermelo ben stretto.
lunedì 21 ottobre 2013
Fare la zia è la cosa più bella che ci sia
Oh ma dov'è finita mammagari?
Ma nooo!!! E' tutto sotto controllo, state serene. Sono solo stata presa dal mio titolo nuovo di zecca. E dall'esserino minuscolo che di diritto me lo ha conferito. Combattuti i malanni di stagione (che nei momenti topici mica vogliamo farci mancare l'influenza, non vi pare?!) e cucinato cibo per un piccolo reggimento, ho impacchettato teglie cuki, marito, gomitoli e uncinetti e son partita per stare qualche giorno con la nuova famigliola e dare anche un po' una mano.
Ad aspettarci un nipotino dormiente, bello come un angioletto, al cospetto del quale ci sforziamo di muoverci con la massima discrezione, leggiadri e silenziosi. Carla Fracci alla famiglia mammagari le fa un baffo. Per i primi cinque (?) minuti. Il pupo quando dorme, dorme. Punto. Non serve tutta questa attenzione. Peccato. Avevo già pensato di confezionare qualche tunica bianca di organza. Ci avrebbe donato.
Il bimbo è un esserino semplice: ha sonno? Dorme. Ha fame? uheeeee Ha male alla pancia? uhaaaAAAAA Ha un attacco di spallina acuta (*)? eeeh eeeeh eeeeeh. Finito.
Ah, no dimenticavo un altro paio di suoni onomatopeici parecchio significativi, ma quelli ve li immaginate anche da soli, vero? Beh dai, in quei casi lì l'intervento è intuitivo. Colpettini ben assestati e, all'occorrenza, un bel cambio con bagnettoin un cocktail di amuchina lisoformio e betadine, con un Arbre Magique al posto dell'ombrellino.
Il mio Nipotino. Nipo. Nippo. Nippino. Occhietti vispi. Linguino buffo. Zucchino profumato. Manine iperattive e sgambirlini. Calcagnini puntuti. Guancine morbidose.
Sì sì, son fusa. Ci sono proprio rimasta. Ricoveratemi. Rinchiudetemi. Fate qualcosa.
Sono ridotta a rubare furtive sniffate al suo berrettino che mi sono ritrovata in tasca.
Sono come un tossico a cui è stato chiesto di fare servizio sociale alla narcotici.
Ma io, a differenza di quel poveraccio, mi sono divertita un mondo.
Perchè ho scoperto che l'ingresso di un neonato in casa è una roba diversa da quello che mi ero immaginata. Molto meglio! Ho avuto l'enorme fortuna di vivere questa cosa proprio in diretta. Da vicinissimo. Io credevo che un bimbo così piccolo fosse una specie di bomba a orologeria pronta ad esplodere. Di pianto, di cacca, di non so che altro. Pensavo che maneggiare neonato fosse difficilissimo. Che fosse sempre sul punto di rompersi. Di implodere o di sbriciolarsi. Come sollevarlo senza staccargli la testa? Pensavo. Come capire quando ha fame o sonno? Da che parte si comincia per cambiarlo o lavarlo senza ROMPERLO e dover cominciare tutto da capo per averne uno nuovo tra nove mesi sul quale ritentare?!
Come fare? Ah, niente. Si prova.
Quando si è lì si fa quel che c'è da fare [cit. Neopapà]
e non è che poi sia così impossibile.
Non sto dicendo che non sia faticoso eh, per i genitori lo è eccome. Tra la gestione del sonno, della casa, dei pasti, della tetta e magari pure di una doccia per la mamma,
il tetris è certamente arduo.
Ma poi lo guardi e passa tutto. La stanchezza non la senti più [cit. Neomamma]
Quello che nella mia ingenuità, scusatemi, mi ha colpito, è stata la GIOIA. Io credevo che l'inizio fosse solo una gran faticaccia. Che l'attaccamento arrivasse piano piano e che all'inizio le ansie e le occhiaie la facessero da padrona.
Quanto è bello sbagliarsi ogni tanto.
(*) La spallina, così come la mammite o la coccolosi,
sono malattie molto frequenti nei neonati ma anche nei bambini di ogni età.
Gira voce che sia stata in vacanza.
Naaa, mi han detto che sia in ritiro ascetico.
Io credo invece che sia rimasta impigliata in uno dei suoi gomitoli.
Sarà forse affogata in un pentolone di ragù?
Per me è rimasta incinta (risate in sottofondo)...
Ma nooo!!! E' tutto sotto controllo, state serene. Sono solo stata presa dal mio titolo nuovo di zecca. E dall'esserino minuscolo che di diritto me lo ha conferito. Combattuti i malanni di stagione (che nei momenti topici mica vogliamo farci mancare l'influenza, non vi pare?!) e cucinato cibo per un piccolo reggimento, ho impacchettato teglie cuki, marito, gomitoli e uncinetti e son partita per stare qualche giorno con la nuova famigliola e dare anche un po' una mano.
Ad aspettarci un nipotino dormiente, bello come un angioletto, al cospetto del quale ci sforziamo di muoverci con la massima discrezione, leggiadri e silenziosi. Carla Fracci alla famiglia mammagari le fa un baffo. Per i primi cinque (?) minuti. Il pupo quando dorme, dorme. Punto. Non serve tutta questa attenzione. Peccato. Avevo già pensato di confezionare qualche tunica bianca di organza. Ci avrebbe donato.
Il bimbo è un esserino semplice: ha sonno? Dorme. Ha fame? uheeeee Ha male alla pancia? uhaaaAAAAA Ha un attacco di spallina acuta (*)? eeeh eeeeh eeeeeh. Finito.
Ah, no dimenticavo un altro paio di suoni onomatopeici parecchio significativi, ma quelli ve li immaginate anche da soli, vero? Beh dai, in quei casi lì l'intervento è intuitivo. Colpettini ben assestati e, all'occorrenza, un bel cambio con bagnetto
Il mio Nipotino. Nipo. Nippo. Nippino. Occhietti vispi. Linguino buffo. Zucchino profumato. Manine iperattive e sgambirlini. Calcagnini puntuti. Guancine morbidose.
Sì sì, son fusa. Ci sono proprio rimasta. Ricoveratemi. Rinchiudetemi. Fate qualcosa.
Sono ridotta a rubare furtive sniffate al suo berrettino che mi sono ritrovata in tasca.
Sono come un tossico a cui è stato chiesto di fare servizio sociale alla narcotici.
Ma io, a differenza di quel poveraccio, mi sono divertita un mondo.
Perchè ho scoperto che l'ingresso di un neonato in casa è una roba diversa da quello che mi ero immaginata. Molto meglio! Ho avuto l'enorme fortuna di vivere questa cosa proprio in diretta. Da vicinissimo. Io credevo che un bimbo così piccolo fosse una specie di bomba a orologeria pronta ad esplodere. Di pianto, di cacca, di non so che altro. Pensavo che maneggiare neonato fosse difficilissimo. Che fosse sempre sul punto di rompersi. Di implodere o di sbriciolarsi. Come sollevarlo senza staccargli la testa? Pensavo. Come capire quando ha fame o sonno? Da che parte si comincia per cambiarlo o lavarlo senza ROMPERLO e dover cominciare tutto da capo per averne uno nuovo tra nove mesi sul quale ritentare?!
Come fare? Ah, niente. Si prova.
Quando si è lì si fa quel che c'è da fare [cit. Neopapà]
e non è che poi sia così impossibile.
Non sto dicendo che non sia faticoso eh, per i genitori lo è eccome. Tra la gestione del sonno, della casa, dei pasti, della tetta e magari pure di una doccia per la mamma,
il tetris è certamente arduo.
Ma poi lo guardi e passa tutto. La stanchezza non la senti più [cit. Neomamma]
Quello che nella mia ingenuità, scusatemi, mi ha colpito, è stata la GIOIA. Io credevo che l'inizio fosse solo una gran faticaccia. Che l'attaccamento arrivasse piano piano e che all'inizio le ansie e le occhiaie la facessero da padrona.
Quanto è bello sbagliarsi ogni tanto.
(*) La spallina, così come la mammite o la coccolosi,
sono malattie molto frequenti nei neonati ma anche nei bambini di ogni età.
mercoledì 9 ottobre 2013
E' nata una zia
Era venerdì e non vedevo l’ora di uscire dall’ufficio. Concentrazione
zero e testa altrove. Battevo tasti e le mani erano completamente scollegate dal
cervello. Finalmente me ne vado, a casa devo sistemare un paio di cose con gli artigiani che sono venuti a fare una riparazione. Finiscono e finalmente
se ne vanno pure loro. Mi concedo una lunga doccia e asciugo i capelli con
calma, tanto la valigia è pronta. E’ pronta da settimane, a dire il vero, e
ieri l’ho aggiustata aggiungendo qualche capo più pesante, in questi giorni
comincia a fare freddo. Arriva Lui e partiamo. Mangiamo in macchina qualche
schifezza take-away. Durante il tragitto ricevo prove filmate delle tue
evoluzioni nella pancia.
Non ci stai più, è evidente.
Arriviamo ed è tutto chiaro. Adesso che sono nel posto
giusto, dove e con chi desidero essere più di ogni cosa in questo momento, finalmente mi rilasso. Non devo
nemmeno impegnarmi molto. Mi addormento come un sasso.
Sabato alle 10 facciamo colazione tutti insieme, come tante
volte abbiamo fatto. Sarà l’ultima giornata senza di te. E’ dannatamente strano
e normalissimo allo stesso tempo. Piove sottile sottile. Io e la tua mamma
usciamo a fare qualche commissione. Andiamo in posta, in merceria e a comprare
il pane. Tutti chiedono come mai tu sia ancora là dentro. (Sarà comodo comprare
on-line, ma quanto possono cambiare la giornata i modi gentili delle persone
vere dietro al bancone che conoscono il tuo nome?)
Mangiamo gnocchi al ragù e trascorriamo un pomeriggio pigro.
I maschi davanti alla tv e le femmine con l’uncinetto in mano. Ci scappa anche qualche pisolino. Fa tanto famiglia e stiamo bene, comodi e rassicurati
da questo menage sporadico ma collaudato. I maschi escono e sono di ritorno con la
spesa, più l’occorrente per un brindisi. Hugo per tutti. A domani. A te. Alla
tua mamma. A noi. Cin cin.
Arriva la cugina B. e ceniamo tutti insieme. La tensione
comincia a salire e a renderci nervosi e pieni di spigoli. Andiamo a
letto un po’ seri, poi ci ripensiamo e ci ritroviamo a fare la lotta tutti e
quattro sul lettone. Per stasera i bambini siamo ancora noi.
Domenica è IL giorno. Ci alziamo presto e ci prepariamo a
incastro. Il pilota automatico è inserito, ognuno sa quello che deve fare.
Piove forte e alle 7:03 siamo in macchina. Il termine era fissato per il 25
settembre, 11 giorni fa, così alle 8:30 viene effettuata la prima induzione. Tutti
tratteniamo un po’ il respiro. Cosa succederà adesso? “Dicono che ad alcune fa
effetto tutto in un colpo, ad altre poco alla volta… può anche darsi che non succeda niente. “E’ inutile che stiate qui. Tornate a casa, ci vediamo dopo durante l'orario di visita.”
Per me uncinetto e riposino. Alle 13.10 ci sentiamo dire che
“qui si è mosso qualcosa”. Torniamo in ospedale con un borsone a righe bianche e rosse, pieno di vestiti
piccoli imbustati con cura in sacchetti trasparenti numerati.
Alle 14:30 i dolori sono ogni 4 minuti e mezzo spaccati.
Sono rimasta affascinata da questa precisione e da quanto tutto torni normale
fra una contrazione e l’altra. Mia cognata un po’ meno e mi descrive cosa
sente. Parla di crampi e di differenze con i dolori mestruali. Ovviamente non
ci ho capito niente, ero troppo su di giri anche se mi sforzavo di non darlo
eccessivamente a vedere. La ricordo solo attaccata al banco della reception del
reparto e seduta nel salottino con la vestaglia gigante che le ho dato io e la
camicia da notte che le ha regalato la cugina E.
Tu protesti continuando a scalciare. Certamente ti chiedi
cosa cavolo stia succedendo.
Le cose procedono ma non siamo ancora a buon punto, è
prevista la seconda induzione per le 16:00 e dobbiamo tornare di nuovo a casa.
Stavolta non ne ho molta voglia. No, non ne ho voglia per niente. La tua mamma
è coraggiosa ma comincia ad avere male sul serio e ho la netta sensazione che preferirebbe
avere qualcuno accanto. Però non si può scegliere. Torniamo a casa. Preparo
pasta al pomodoro per tutti e metto la pianta di basilico sotto la pioggia per
un po’, credo abbia sete. Facciamo un altro riposino, sembra che la notte che ci aspetta sarà
lunga….
“Ha chiamato. Ha detto di andare subito che le fanno il
cesareo.”
Tre infiniti secondi di silenzio sono trascorsi gelandoci il
sangue. Non potevamo vederci negli occhi, ma sono certa che sulle nostre tre
facce ci fosse la stessa espressione. Ecco lo sapevo, perché siamo tornati a
casa? Oddio speriamo che vada tutto bene. Chissà che paura avrà lei. Scommetto
che stava piangendo come una fontana. Un po’ di paura ce l’ho anch’io. Ma
perché nella vita certe cose si è costretti ad affrontarle da soli?
Oddio, ma lo conosceremo fra pochissimo!
Oddio, ma lo conosceremo fra pochissimo!
MUOVERSIIIII urlo. Come se gli altri due non lo sapessero.
Un minuto dopo stavo già spostando la macchina predisponendola all’uscita (però
non fatemi guidare, vi prego. Non me la sento). Lui si mette alla guida
(fiuuuu) e si rende conto che la macchina fa un rumore stranissimo. Cambiamo
macchina e aspettiamo il futuro papà col motore acceso. Ehi ma dov’è? Ah,
eccolo. Partiamo.
Con le mani sudate, il cuore in gola e la pioggia dentro e
fuori il cervello torniamo in ospedale da mamma e bimbo. A che punto saranno?
Dovranno cominciare? Staranno operando? Avranno già finito?
“Hanno appena cominciato. Attendete là. Da quella porta
usciranno il bambino prima e poi la mamma.”
Io sudo come neanche dopo tre ore di zumba. Lui è
pietrificato. Il papà ha consumato il linoleum del corridoio a forza di fare
avanti e indietro borbottando qualcosa tipo “ma non si può mica tribolare così…
quando c’erano le cicogne non si faceva prima?”
Quella porta viene aperta diverse volte provocandoci non
pochi tuffi al cuore. Poi arriva un letto con sopra le tue cose, le riconosco.
Il momento si avvicina.
16:55 Un’infermiera mora vestita di bianco esce con un
sorrisone e ci dice che
sei nato.
Istintivamente faccio lo screenshot del cellulare per non
dimenticarmi l’ora. Cosa che non ha assolutamente senso perché scopriremo dopo
che sei nato alle 16:54 e difficilmente me lo dimenticherò.
La stessa infermiera riapre la porta. Dietro di lei c’è una
culletta trasparente con un fagotto di carta bianco. Dentro ci sei tu. Ci dice
che anche la tua mamma sta bene e tutta la paura svanisce. Definitivamente.
Adesso ci sono solo il tuo nasino, le tue orecchie tonde, i
tuoi pugnetti e la tua testina perfetta. Io scattavo le foto e Lui ha filmato
tutto. Appena ti danno al tuo papà e andate insieme ad aspettare la mamma, io e
Lui ci riguardiamo il filmato non so bene quante volte di fila, io non riuscivo a ricordare quello che era appena successo. Il cervello era in tilt completo. Stai piangendo?
Chi, io? Assolutamente no.
“Voi aspettate lì a oltranza? Per vedere la mamma guardate che ci vorranno almeno
due ore.” NOI-NON-CI-SCHIODIAMO-SIA-CHIARO ci avete già fregato una
volta, grazie.
Le due ore passano in fretta, fra telefonate ad amici e
parenti, messaggi, visione in loop di foto e filmato.
Escono papà e bimbo. Finalmente vediamo anche la mamma. E’ un po’ pallida, ma molto meno provata di quanto immaginassi. Le hanno fatto la spinale e per fortuna non si è persa il momento.
Sono felice. Siamo tutti felici. Lo strano mix di sensazioni preoccupate lascia campo libero a uno scombussolamento bello ed emozionato. Torniamo a casa col papà che si riprende un attimo e torna subito dal
resto della famiglia per passare con loro la notte.
Sono troppo emozionata. Sono zia. E’ nato. E’ andato tutto
bene.
Il nostro miracolo si è compiuto.
Dormo come un sasso. Di nuovo. E al suono della sveglia non capisco
assolutamente cosa stia succedendo.
Oddio com’è presto… oddio com’è... TARDI! Devo andare a dare il
cambio al papà.
Sei nella tua culletta che sonnecchi, ogni tanto fai qualche
guizzo e tiri calci e pugni esattamente come facevi nella pancia fino a ieri.
Distolgo lo sguardo una frazione di secondo e ti ritrovo con gli occhi spalancati,
che mi fissi inspiegabilmente dritto negli occhi, perplesso. Ecco, io lì mi sono
innamorata. Benvenuto piccolino.
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