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venerdì 27 giugno 2014

Maria Montessori - Il bambino in famiglia

Leggere la Montessori è un must. Io non avevo ancora cominciato. Tememevo che affrontare degli elaborati di un secolo fa fosse molto impegnativo, ho atteso di essere dello spirito adatto. 

Quando mi sono sentita pronta, ho iniziato da qui. Come mi sbagliavo! Mi sono preoccupata per niente: oltre ad essere estremamente scorrevole, il testo è di una modernità sorprendente. Ho riletto un paio di volte la quarta di copertina per essere sicura di aver capito bene: il libro raccoglie i testi delle conferenze tenute da Maria Montessori nel 1923. Sì. Impressionante.

Oltretutto, l'ho trovato estremamente collegato a Alessio Roberti - Le parole per crescere tuo figlio, poichè entrambi (a un secolo di distanza e ci tengo a ripeterlo) trattano le metodiche per evitare possibili incomprensioni fra genitori e figli.

La Montessori introdice un concetto che, per alcuni, potrà essere rivoluzionario ancora oggi: il bambino, seppur inerte fisicamente, possiede da subito una vita psichica attiva, nonostante non sia ancora in grado di manifestarla. L'adulto, che sia esso il genitore o l'educatore, si deve allora porre in secondo piano, preparare un ambiente adatto per il bambino e lasciarlo libero di esprimersi e tentare il più possibile di comprenderne i bisogni. In poche parole, è l'adulto ad avere il dovere morale di adattarsi al bambino, e non viceversa come la vita frenetica che conduciamo talvolta ci fa pensare.

Molti errori che gli adulti inconsciamente compiono, sono infatti fonte di grande sofferenza e frustrazione per il bambino e, anche se da adulto magari non se ne ricorderà, alcune cose potrebbero segnarlo per sempre. 

Uno degli aspetti nel rapporto adulto-bambino che vengono magiormente criticati, è la richiesta di obbedienza illimitata e totale. Il bambino ha diritto ad esprimere la sua personalità! Se non si sta mettendo in vero pericolo, ha diritto di sbagliare, di sporcarsi, di sperimentare e di trarre da solo le conclusioni osservando le conseguenze delle sue azioni.

Proprio in virtù di questo, viene incoraggiata la predisposizione di oggetti il più possibile simili a quelli dei grandi, anche per i bambini. Utensili e mobili in miniatura, meno pesanti di quelli veri, ma altrettanto funzionali e delicati. Il classico esempio sono le stoviglie che, dal momento in cui il bambino sarà in grado di maneggiarle, dovrebbero essere non eccessivamente delicate, ma frangibili. In modo che sia egli stesso a dover stare attento ai suoi gesti. Gli oggetti e gli ambienti, poi, dovrebbero essere sempre gradevoli, poichè è più facile prendersi cura di qualcosa che piace. Così il bambino, gradualmente, imparerà da solo ad accorgersi che gli oggetti fragili si rompono e a starci attento, che il tavolo si sporca mangiando e desidererà pulirlo, che il pavimento andrà spazzato, e così via.

Un'altro elemento del pensiero montessoriano che mi ha molto colpito, è la forte negazione della necessità di una sorveglianza continua sul bambino. Una volta preparato un ambiente adatto e rimossi gli oggetti pericolosi, il bambino ha diritto di essere lasciato libero di dedicarsi all'attività che preferisce. E ciò è ben diverso dall'abbandonarlo o trascurarlo. Se gli permettiamo di sperimentare in libertà, avremo incentivato fortemente il suo sviluppo, e lui ve ne sarà per sempre riconoscente.

Avete mai tentato qualche attività montessoriana con i vostri figli? Com'è andata?




domenica 22 giugno 2014

Alessio Roberti - Le parole per crescere tuo figlio


Avete mai sentito parlare di PNL? L'acronimo sta per programmazione neuro linguistica e Alessio Roberti ne è uno dei massimi esponenti italiani; è inoltre sociologo, formatore ed esperto di comunicazione efficace.

La programmazione neuro linguistica è un approccio alla comunicazione fondato sulla convinzione che esista un legame fra linguaggio, processi neurologici e comportamento. Ovvero, possiamo migliorare l'efficacia della comunicazione esprimendo gli stessi concetti in maniera più empatica e convincente per chi ci sta ascoltando.

Quando ho sentito parlare di questa tecnica, mi sono venuti subito in mente risvolti di tipo lavorativo (trattative commerciali, ecc) e avevo completamente sottovalutato l'aspetto relazionale e pedagogico. Non si tratta di fare il lavaggio del cervello al prossimo, eh! Adesso vi racconto.

Le parole per crescere tuo figlio è un manuale di PNL indirizzato ai genitori (ma anche ai formatori), per rendere l'educazione impartita ai bambini meno costrittiva ma ugualmente efficace e, non ultimo, rafforzare al massimo la loro autostima e il loro personale sistema di giudizio.

Il testo si divide in due parti, la prima dedicata al potere positivo delle parole sui figli, la seconda sull'autostima dei genitori, poichè adulti con scarsa autostima, stressati o frustrati sono peggiori genitori.

Di questo libro mi sono rimasti impressi alcuni concetti chiave in cui mi sono molto ritrovata in qualità di figlia. In primis quello che alcune frasi che mi sono state dette dai miei genitori le ricorderò per tutta la vita.

Da questo libro si possono solo trarre spunti positivi, poichè "nella comunicazione non esistono fallimenti, ma solo risultati positivi", magari a volte grandi e altre piccoli, ma sempre positivi.

Vi elenco qualche piccolo grande consiglio:
  • giudica il comportamento sbagliato, non la persona
  • prenditi cura di te stesso e sii una persona migliore, per essere di buon esempio (ne avevo già parlato qui)
  • ama i tuoi figli per ciò che sono e non per i risultati che raggiungono, e faglielo ben presente
  • le piccole discussioni fra partner davanti ai figli sono ok, purchè condotte in modo pacato e rispettoso, poichè il disaccordo è naturale ed è bene fornire un modello positivo per gestirlo
  • dare ai bambini messaggi chiari e sintetici e non inebetirli con lunghe ramanzine
  • usare il linguaggio positivo, evitare il più possibile i "non" e i divieti, meglio trasformarli in frasi positive con lo stesso significato (meglio "vai a giocare a palla in cortile" piuttosto che "non giocare a palla in casa")
  • usare il linguaggio dell' "io" piuttosto che quello del "tu", così da evitare il più possibile di dare giudizi frustranti, ad esempio "(tu) metti subito in ordine la tua stanza" può essere sostituito da un "(io) gradirei che sistemassi i tuoi giochi"
  • usare il rinforzo positivo non solo nei confronti dei risultati ottenuti, ma anche dell'impegno
 Siete pronti? Cominciate a fare qualche piccolo esercizio, sono certa che ci sono tante piccole cose molto facili da migliorare nella comunicazione fra voi e i vostri figli.


sabato 14 giugno 2014

Barbara Constantine - E poi, Paulette...

E Poi, Paulette...

Non sono solita dare spazio qui a libri che siano fuori tema. Ma forse questo un posticino se lo merita, però non vi voglio spoilerare eccessivamente il finale!

Barbara Constantine non la conoscevo, il libro infatti mi è stato regalato. Ma l'ho apprezzata così tanto che, arrivata verso pagina 100, ho acquistato immediatamente anche gli altri suoi libri disponibili in italiano. La sua scrittura è semplice e dolce, a tratti colloquiale, molto scorrevole. Pensate che ho dovuto sospenderne la lettura a metà, perchè Lui, incuriosito, ne ha lette un paio di pagine e ha dovuto assolutamente finirlo!

E poi, Paulette... è la storia delle vicende che accadono in una grande fattoria dapprima molto vuota, dove è rimasto a vivere solo Ferdinand, il proprietario. Piano piano gli eventi fanno sì che la fattoria torni ad essere piena di gente e di vita. A malinconia e solitudine fanno posto solidarietà e allegria. 

Un bello spunto per riflettere sul significato di amore e amicizia, talvolta anche fra generazioni molto distanti. Ve lo consiglio proprio, specialmente se vi state dirigendo sotto un ombrellone...




domenica 26 gennaio 2014

Barbara Damiano - Essere mamma senza rinunciare a te stessa

Barbara Damiano - Essere mamma senza rinunciare a te stessa

Nella vita ci sono delle certezze. Barbara Damiano è una di queste. Vi avevo già raccontato con entusiasmo le mie impressioni a proposito del suo primo libro, Il Manuale Pratico della Felicità. Per me acquistare il seguito è stato del tutto naturale e non sono stata delusa.

Ma partiamo dall'inizio. Se il Manuale pratico della Felicità era un libro potenzialmente indirizzato a tutti, Essere Mamma Senza Rinunciare a Te Stessa è proprio rivolto a chi ha bambini (e a chi ne vorrebbe e nel frattempo si documenta, aggiungerei io, tirando ovviamente acqua al mio mulino). E' una sorta di sussidiario che tratta in maniera trasversale gli argomenti legati alla maternità e alla genitorialità, dalla gravidanza al primo giorno di scuola. Elementare? Primaria? Oh, dai ci siamo capiti.

L'aspetto geniale del libro è, a mio parere, la suddivisione in micro capitoli, in paginette mi verrebbe da dire, che trattano gli argomenti in maniera concisa, chiara e sintetica. Il fil rouge del libro è la visione zen di Barbara della maternità: ci racconta la sua esperienza e ci da i suoi personali consigli, ma ci assicura che è e sarà normale commettere qualche errore. Ma l'errore non deve essere un problema, e la perfezione non deve essere l'ambizione. La serenità della famiglia lo deve essere, grazie anche alla piena collaborazione di tutti.

Attraverso la lettura, in una veste grafica deliziosa, un po' scrapbooking, Barbara ci allieta con i suoi consueti pensieri felici e ci indica tanti (ma tanti!!!) link utili per ogni argomento. Qua e là anche suggerimenti per qualche lavoretto casalingo, la mia passione. 

Questo libro è stato non solo una piacevole conferma, ma anche uno strumento per conoscere tantissimi altri blog e siti molto interessanti. 10 e lode.

Barbarina cara, quando scrivi il terzo?! :D

martedì 20 agosto 2013

Gary Chapman - I 5 linguaggi dell'amore







Vi è mai capitato di vivere un momento di frustrazione per non essere stati capaci di dimostrare all'altro quanto bene gli volete? 
O, dall'altro punto di vista, vi è capitato di pensare "ma alla fine mi vuole bene, a modo suo"...

Il testo individua cinque linguaggi possibili per esprimere l'amore verso l'altro: ognuno di noi avrebbe uno o più linguaggi preferiti fra questi, attraverso i quali è solito esprimere l'amore verso l'altro e che gli rendono più immediata la percezione dell'amore dell'altro verso di sè. In altre parole, se io sono solita dimostrare affetto con coccole e prolungato contatto fisico, a qualcuno potrebbe fare piacere, a qualcun altro per niente. 

***

Riassumento molto brevemente, i 5 linguaggi sono:

PAROLE DI RASSICURAZIONE
Che io chiamerei, direttamente, "PAROLE", stop. Dire grazie, prego. Chiedere aiuto anzichè sgridare chi non ce lo sta dando... comunicare in modo gentile. E ricordarci di dire sempre all'altro quando ha fatto qualcosa che ci ha reso felici. (Sbaglio, o è ciò che Tata Lucia o un qualsiasi addestratore di cani chiamerebbe "rinforzo positivo"...?)

MOMENTI SPECIALI
Che non vuol mica dire che tutte le sere dobbiamo andare a un concerto o tutti i weekend in vacanza, magari!  Si tratta di rendersi disponibile, di dedicare un po' di tempo esclusivamente all'altro, magari facendo insieme qualcosa che ci piace o che gli piace... ma magari anche che non ci piace, farlo insieme lo renderà meno noioso.
Dobbiamo diventare dei piccoli registi di momenti speciali. Fare in modo che succedano, anzichè aspettarli. Io (che vi confesso di essere portata per questo linguaggio più degli altri), lo chiamo fabbricare ricordi felici.

DONI
Leggendo il libro, ho scoperto che in moltissime culture, anche primitive, l'offerta di doni viene collegata all'amore e al matrimonio. C'è chi è inconsciamente molto legato al valore emozionale rappresentato dal dono. Il dono è un simbolo. E non deve essere fatto solo nelle occasioni speciali. Certo, non deve nemmeno discostarsi dalle nostre capacità finanziarie: anche una torta fatta in casa, un fiore o la presenza fisica sono dei doni. Anche nel senso opposto, però: se il re regala alla regina un servizio di piatti Ikea, probabilmente la regina glie li romperà tutti in testa!
Sono rimasta molto colpita da questo paragrafo, che vi riporto testualmente:

Risparmiando e investendo oculatamente il vostro denaro, acquistate considerazione e sicurezza a livello emozionale. Utilizzando così il denaro, tenete in considerazione le vostre necessità. Non tenete conto, invece, delle necessità del vostro coniuge. Se scoprirete che il linguaggio d'amore principale del vostro coniuge è quello di ricevere doni, forse comprenderete che acquistare doni per lui è il migliore investimento che possiate fare. [...] Probabilmente il vostro coniuge ricambierà con un linguaggio che voi possiate comprendere. [...] Non preoccupatevi per i vostri risparmi. Sarete sempre risparmiatori, ma investire in amore per il vostro coniuge equivale a investire in azioni che garantiscono un alto rendimento.

GESTI DI SERVIZIO
Il "ti stiro la camicia" delle nostre nonne, oppure il più moderno "ti preparo la valigia". Ma anche "ti porto a lavare l'auto e ti faccio il pieno", "ti preparo un bagno caldo", "mi occupo io delle bollette/del ritiro di quel pacco/di fare quella telefonata.....".
Compiere gesti di servizio per l'altro non significa certo diventare il suo schiavo, soprattutto se vengono ricambiati con altrettanti gesti di servizio da parte sua. Non è forse meno faticoso preparare la cena se sappiamo che dopo qualcuno si occuperà di sparecchiare?

CONTATTO FISICO
Le coccole. I baci, la mano mentre passeggiamo, gli abbracci e, ovviamente, i rapporti sessuali. Qualcuno ne ha bisogno pari a 1, altri pari a 10. E' normale.


***

E' stato divertente avventurarmi in questa lettura, mi sono scervellata pensando ad episodi passati e cercando di analizzarli. Effettivamente mi sono ritrovata nel concetto che alcune persone apprezzino alcuni tipi di gesti più di altri. Sono forse un po' meno d'accordo col fatto che ognuno dovrebbe avere UN linguaggio d'amore PRINCIPALE. Per me la realtà è molto più varia, un mix.  (Forse mi sono riconosciuta nel linguaggio dei momenti speciali perchè mi sembra il più trasversale: il contatto fisico o il dono non sono forse momenti speciali?) Credo che concentrarsi sul linguaggio dell'amore individuato nell'altro e "adattarsi" ad esso non sia l'unica soluzione. Io sarei più per sperimentare, variare, perchè credo anche che si cambi. Col tempo e nelle varie situazioni e a seconda degli stati d'animo. Poi a volte la spontaneità deve assolutamente prevalere e questo metodo, se eseguito alla lettera (Chapman propone vari esercizi che mi hanno un po' fatto venire la pelle d'oca), mi sembra parecchio artefatto.

L'autore è un celebre consulente matrimoniale americano e il libro è indirizzato alle coppie di sposi. Viene indicato esplicitamente come testo per gli incontri prematrimoniali e ha una prefazione fatta da un religioso. Ecco, questo mi ha dato un po' noia. Io mi sono sposata in chiesa e ho fatto il corso prematrimoniale. Ma che c'entra?! Non ho ben compreso come mai questo libro sia così tanto indirizzato verso il matrimonio cattolico. Parla sempre e solo di "coniugi"... la moglie, il marito, la moglie...
Non possiamo forse assimilare tutti i principi che enuncia ad una convivenza... o a una coppia gay?! Per quanto mi riguarda, potrebbe essere benissimo esteso ai rapporti genitori/figli o alle amicizie. Se decidete di leggere questo libro, che secondo me merita assolutamente, fatemi un piacere, saltate la prefazione e l'introduzione, o leggetele molto molto molto alla svelta. Perchè io ho rischiato di desistere e sarebbe stato un peccato.

A dimostrazione del fatto che per me dai 5 linguaggi dell'amore si possono trarre spunti positivi... non contenta, ho acquistato anche il seguito: 
i 5 linguaggi dell'amore... DEI BAMBINI. Ettepareva.
Stay tuned :)


mercoledì 24 luglio 2013

Frédérick Leboyer - Per una nascita senza violenza



Un classicone che andava letto. Per ironia della sorte, a me è capitato di leggerlo a pochi metri da una sala parto. Se non è questo il destino. 

A me questo librino ha incantato. Mi ha aperto gli occhi su pochi ma fondamentali aspetti, a dire il vero del tutto banali, che però non sempre vengono considerati. Il libro parla del parto, ma la grande verità davanti alla quale ci apre gli occhi è in realtà relativa al bambino in generale.

Questa enorme banalità sta nel considerare il neonato come un essere umano a tutti gli effetti, da subito. Con specifici bisogni e disagi. Invece talvolta credo che si sia tentati di considerarlo come una graziosa bestiolina fintanto che non cominci ad interagire in un modo a noi chiaro. Già, a noi, perchè lui in realtà si esprime chiaramente da subito, se solo noi ci degnassimo di dargli retta. 

Sono rimasta colpita dalle foto presenti nel libro (peccato alcune davvero molto scure) che ritraggono neonati a pochissimi istanti dal parto. Quelli nati con i metodi dolci promossi da Leboyer hanno un'aria beata e sognante, quelli che invece hanno subìto le prassi "tradizionali" appaiono terrorizzati e disperati. Che ci si voglia credere o no, un fondo di verità trovo che ci sia sicuramente. 

Mi spiego meglio: per chi non lo sapesse, l'autore è un precursore del parto nel rispetto della donna ma anche che tenga conto delle esigenze del bambino, evitando per esempio rumori troppo forti o luci accecanti, l'allontanamento immediato dalla madre per il bagnetto, il taglio repentino del cordone e in generale tutte quelle manovre non finalizzate all'adattamento graduale del bambino a questa sua nuovissima condizione che è la vita fuori dal ventre materno.

Considerando che questo signore è nato nel 1918 quando ancora i bambini appena nati venivano tenuti appesi per un piede...

venerdì 21 giugno 2013

Giorgia Cozza - Bebè a costo zero



Chi, come me, non ha ancora figli ma ne vuole... cosa fa? Si informa. Cerca di capire se ce la farà e cosa comporterà, anche in termini economici, l'allargamento della famiglia.

La risposta che da il libro è ovvia già dal titolo: certo che ce la si fa! Nonostante tutto, durante la lettura le mie reazioni sono state decisamente altalenanti. Bebè a costo zero è principalmente una guida al non acquisto, al riuso, al riciclo o talvolta semplicemente alla sobria rinuncia. Talvolta mi è sembrato esagerato: 

< aspettate ad acquistare culle lettini e passeggini >
povera stella, e dove lo metto a dormire nel frattempo?!

< per l'igiene del bambino non acquistate niente di niente almeno per i primi mesi >
ma se già nella lista dell'ospedale compare sempre almeno un detergente!

< fate giocare vostro figlio con oggetti di uso comune >
proprio a me lo dici, che sono cresciuta al grido della raccomandazione
nongiocareconquellononèmicaungiocoOoooOooOOoOOoooo!!!!

Estremismi a parte, in realtà da questo libro ho tratto molti spunti positivi e quasi tutti si rifanno a questo assunto: 

ciò di cui ha veramente bisogno il bambino sono le cure amorevoli dei suoi genitori e tutti gli oggetti con cui lo circondiamo potrebbero essere dei sostituti di queste cure amorevoli, che vanno certamente preferite (es. coccole della mamma VS ciuccio).

Questo implica che, se non saremo in grado di spendere chissà che fortune per i nostri figli, o se li vestiremo con gli abitini smessi dei figli di amici, non saremo dei cattivi genitori. Non saremo dei cattivi genitori se non avremo mille giostrine, box e sdraiette, che forse sarebbe anche meglio non usare... e, secondo una mia libera interpretazione proprio di questo libro, non saremo dei cattivi genitori nemmeno se circonderemo il nostro bambino con un miliardo di cose nuove di zecca, a patto di farlo sentire prima di tutto amato.

In questo testo la sobrietà viene promossa insieme all'istintività, come per esempio nello stile di accudimento < se avete voglia di cullarlo perchè piange, non costringetevi a non farlo per paura che prenda il vizio, rassicurerete lui e vi sentirete meglio voi >, nello svezzamento < costosissimi cibi pronti e super frullati lo abitueranno a sapori strani e innaturali, se voi preferite gli alimenti freschi, perchè mai dovete propinare a lui sbobbe puzzolenti confezionate? > e nella gestione del sonno < a nessuno piace dormire da solo, se accontentate le sue richieste di compagnia per i primi mesi in cui ancora è vivo il ricordo della vita in simbiosi con la mamma dentro la sua pancia, crescerete un bambino sereno che uscirà da solo dalla vostra camera quando si sentirà pronto a farlo >
Tutte cose da verificare sul campo, e certamente da adattare ad ogni famiglia e ad ogni bambino, tutti unici e bisognosi di attenzioni leggermente diverse... anche se non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di un adolescente peloso che mi dice che ha deciso: da stasera comincerà a dormire della sua camera. ARGH.

Scherzi a parte, il libro forse è un po' eccessivo nel sostenere le sue tesi, ciò però che di buono ci dice è che chiunque può essere un buon genitore e non dipende assolutamente dalle sue capacità finanziarie. Evvai. C'è speranza anche per me!

mercoledì 19 giugno 2013

Barbara Damiano - Il manuale pratico della felicità



La felicità è trovare un nuovo fiorellino sul balcone.
La felicità è l'abbraccio di una persona cara.
La felicità sono le grandi e le piccole cose belle
ma anche saper affrontare col sorriso quelle brutte.
La felicità è serena accettazione o coraggioso cambiamento.

Essere felici è come essere ubriachi. O lo sei o non lo sei 
[cit. da Il Manuale Pratico della Felicità]

Barbara Damiano, la celeberrima Mammafelice del web, in sole 100 preziose scorrevolissime pagine, ci svela la sua personale ricetta della felicità. Una felicità che si impara, che non ha bisogno del successo o dell'abbondanza, una forma mentis che ci può accompagnare sempre e dobbiamo essere noi a scegliere che sia così, con un bricolo di sana follia e buona volontà, perchè crogiolarsi nell'indolenza del dolore e del lamento è talvolta più facile e meno faticoso, ma decisamente controproducente. Più che un manuale pratico, a me è sembrato un breve viaggio psicologico. Un'introspezione semplice e vera. Il sottotitolo recita per essere donne e mamme felici, ma vi assicuro che il libro va benissimo per tutti!

La felicità è una moltiplicazione
[cit. da Il Manuale Pratico della Felicità]

quindi sarà lei a chiamare altra felicità, instaurando un circolo virtuoso felice. 
Basta solo darle il la e tutto accadrà spontaneamente.

Io non lo sapevo, eppure da tempo ho fatto mio questo stile di vita. Perchè è una cosa grossa, anche se a prima vista non sembra. Scegliere consapevolmente la via della felicità e del sorriso ti cambia la vita e ti fa stare meglio. Ti fa stare BENE, in senso assoluto. Sia quando le cose vanno bene, sia quando ci sono problemi da affrontare. Il sorriso sincero aiuta sempre e non è mai una cosa stupida. Ricordo la mia amica A. in lacrime, poco più che bambina, avvolta nell'abbraccio di una giovane professoressa sorridente. Non ricordo quale fosse il problema, ma ricordo benissimo quanto rimasi colpita da quel sorriso. Non avevo mai visto nessuno sorridere a una persona che piangeva. Eppure funzionò. 
Ricordo bene la sensazione che si prova in momenti di grande dolore se abbiamo conservato almeno qualcosa di buono dentro e la grande consolazione che può darci. 
Oggi sono capace di essere veramente felice per quel fiorellino che sbocciando mi ha dato il buongiorno, mi rendo conto che non sia poi una gran cosa, ma avidamente spremo anche da lui tutta la felicità che posso trarne, fino all'ultima goccia. Immagazzino felicità. Faccio scorta se mai domani dovessi andare a credito.

Queste cose purtroppo si imparano meglio dopo aver passato un periodo infelice. Anche Barbara ne ha passati. Il bello di questo libro è che ci da suggerimenti validissimi da mettere in pratica subito, senza per forza dover attraversare il buio catartico dell'infelicità.

Leggetelo. Leggetelo tutti e subito
Perchè le persone felici rendono il mondo migliore.

lunedì 17 giugno 2013

Serena Sabella - Mamma non si nasce

Serena Sabella - Mamma non si nasce


Serena Sabella, forse più nota come Bismama, ci racconta le sue esperienze di mamma sul suo blog da anni con ironia.

Questo suo libricino, apparentemente frivolo, tra una risata e l'altra ti fa capire che razza di impresa sia la maternità. Impresa che, per Serena, è stata tutt'altro che semplice da subito. Francesco, il suo primo figlio, è nato con un parto molto diverso da quello che lei si era immaginata. Nonostante sia andato tutto bene, questa delusione si trascina e si confonde col baby blues, dal quale Serena riesce a uscire grazie a un bravo medico che finalmente la ascolta, dopo un periodo in cui il problema si era trascinato.

Dopo la ripresa, Serena si ricorda di desiderare che Francesco non rimanga figlio unico... e nasce Swami. Ma stavolta le cose vanno decisamente meglio. 

Vi consiglio questo libro se volete sentirvi dire che, nonostante la maternità non sia una passeggiata, ne vale assolutamente la pena. Per dirlo con parole di Serena:

<< E' come fare bunjee jumping. Una volta che sei giù dal ponte, continui a rimbalzare. Al massimo vomiti, ma sono dettagli. >>


venerdì 7 giugno 2013

Ina May Gaskin - La gioia del parto



 

Con questo post inauguro la sezione "libri" del blog, ovviamente sempre in tema mammagari...
spero che vi piaccia :)



Io ho sempre avuto la fissa per i racconti del parto. Anche quando era un evento completamente remoto e avevo sì e no avuto la mia prima mestruazione. C’è sempre stato in me l’istinto di eludere questo tabù e scoprire cosa succedeva in quei momenti. Probabilmente perché in poche occasioni avevo avuto la fortuna di parlarne schiettamente con qualcuno. Probabilmente perché ero solo curiosa di sapere cosa succedeva in quei passaggi che nessuno ti raccontava. 

Poi sono cresciuta. Ho iniziato a pensare Prima o poi succederà anche a me e la mia curiosità lievitava. Lo sapete, amo informarmi su internet, allora ho cominciato a cercare e cercare… e leggere. E scoprire. Chiedetemi un sito dove le donne pubblicano i loro racconti di parto. Li. so. tutti.

Poi sono arrivate le trasmissioni tv. Credo di averle viste tutte pure loro, quelle italiane un po’ più verosimili e anche quelle americane oscenamente spettacolarizzate a base di gas anestetico e urla su tutte le frequenze. Anche su YouTube ho visto davvero molto (*).
Volevo sentire tutte le campane possibili e farmi la mia idea. 

La mia decisione di leggere questo libro è maturata proprio in funzione di soddisfare la mia curiosità, in questo periodo più viva che mai, ma anche di informarmi sulle teorie di Ina May Gaskin (Gaskin come la manovra di Gaskin, è proprio lei!) che danno massima fiducia alle donne (e al loro corpo) e che considerano il parto come un evento naturale che può e dovrebbe essere soprattutto una bella esperienza. Teoria nella quale, in generale, mi ritrovo moltissimo. Io sono quella che odia le medicine e ritiene che il corpo umano sia una macchina perfetta, ricordate? 

Oltre ad aver appagato la mia morbosa curiosità con moltissimi racconti di parto, ho trovato qui parecchi spunti di riflessione, alla luce di molte informazioni che prima non conoscevo. 

Io credevo di aver paura solo del dolore del parto. La cosa più bizzarra che ho scoperto di me durante la lettura del libro, è stata che forse, ancora più del parto in sè e del dolore, io ho paura dell'ospedale. L'ospedale come luogo in primis (eh vabbè, a chi piacciono gli ospedali?) ma anche come insieme di regole, di standardizzazione, di orari da rispettare, di troppa gente messa insieme. Mi turba l'idea di essere costretta a vivere quel momento come un esame, anzichè come l'incredibile miracolo che deve essere. Nella fattispecie, ho realizzato di essere terrorizzata dall'eventualità di non essere seguita dalle persone giuste e di venire sottoposta ad interventi, se non strettamente necessari, che possano essere dolorosi e condizionare la mia ripresa dopo il parto. Cesareo ed episiotomia, per non fare nomi.


La soluzione a queste paure ovviamente non ce l'ho (non credo proprio di essere sufficientemente temeraria per un parto in casa) e attualmente a dire il vero non mi serve nemmeno. In effetti dovrei come minimo essere incinta per curarmi di queste cose... invece sono troppo secchiona e mi affido al mio caro impara l'arte e mettila da parte. Portate pazienza. Se sapessi aspettare non avrei nemmeno aperto questo blog.

Al di là di questa riflessione che ho fatto su me stessa su quali siano le mie vere paure legate al parto, il libro mi è piaciuto moltissimo. Infonde energia positiva. Il messaggio che da è qualcosa come "il parto è una cosa naturale e pertanto affrontabilissima e di grande soddisfazione, non permettete che il vostro parto non sia un bel parto"
Ne riparleremo quando sarà il momento ;)



(*) se ve la sentite e avete voglia di vedere un video di parto davvero positivo ma non sapete dove cercare, o temete di imbattervi in qualcosa di troppo splatter nelle vostre ricerche, io vi consiglio di andare qui per vedere un parto in casa che a me personalmente ha fatto piangere come un vitello dolcissimo (visionabile anche da chi si impressiona facilmente, perchè non si vede nulla) e qui per vedere una mamma che trova la forza per le ultime spinte nella gioia di vedere finalmente il suo bambino, davvero meravigliosa la sua espressione quando lo abbraccia per la prima volta, se non è gioia del parto questa... (in questo secondo video però il parto è in primissimo piano, siete avvertiti). Buona visione.