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lunedì 12 ottobre 2015

Serenità e attesa possono convivere [quinto giorno post IUI]

Sono bravissima: ho resistito e non mi sono (ancora) concessa alcuna sessione di navigazione selvaggia e delirante alla ricerca di sintomi e fantasintomi. Tanto li conosco tutti. E non cambierebbe nulla.

Nel complesso sto molto bene. Al momento sto assumendo solo progesterone (Progeffik) e le uniche cose spiacevoli che avverto (i fastidi al seno che tutte sentono assumendo questo ormone) sono gestibili e non mi rovinano l'umore. Ogni tanto mi sento molto stanca e dormo più del normale. Ma, anzichè considerarlo un possibile sintomo, preferisco rimanere coi piedi per terra e ritenerla una mossa intelligente del mio fisico che si sta abituando a questo momento di ritmi rallentati e, giustamente, ha deciso di approfittarne e immagazzinare energia, che tanto serve sempre.

Tutti mi viziano e mi coccolano. Lui mi ha regalato una nuova macchina da cucire. Assolutamente esagerata per le mie capacità. Ci sto giocando molto. Mia nonna mi ha portato due vasetti enormi di melograno già sbucciato per preparare la centrifuga. Tutti mi scrivono e mi telefonano. Mia mamma mi prepara cose buonissime e mi invita a pranzo per farmi stare in compagnia.

In realtà io la solitudine non la soffro per niente. Io da sola ci sto proprio bene (e vuoi un figlio? Pazza!). Avevo molto bisogno di un momento per me. Per fermarmi e ascoltarmi, per prendermela comoda. Per assaporare un piccolo periodo di quella vita che sarebbe bello fare sempre. Accantonare per un attimo tutte le cose che non servono, che in realtà - e per fortuna - sono gran parte delle mie preoccupazioni quotidiane.
Mi meritavo, per una volta, di essere giustificata se la spesa è da fare e la casa è un delirio. Se la pila delle camicie da stirare cresce e non c'è il pieno nella macchina. Per una volta avevo il diritto anche di godermela, questa casa, che vedo solo ogni tanto di sfuggita mentre la accudisco.

E comunque ho fatto il cambio degli armadi, ho cucinato come se la guerra fosse imminente, e messo a posto alcuni anfratti che da molto non vedevano la luce. Diciamo che farlo non essendo costretta ma perchè (e quando) mi andava è stato sufficiente per avere uno spirito completamente diverso.

Ho la fortuna, in questo momento, di vedere solo i lati positivi. 

Se va bene, beh...

Ma se va male ho comunque goduto di uno stop tutto per me. E molto probabilmente sarà un'esperienza da ripetere per un secondo tentativo e una necessaria continuazione di questo piano B della mia vita. Ho scoperto sulla mia pelle che non è esattamente una passeggiata di salute, ma che sono perfettamente in grado di gestirla. E ho ancora del margine di sopportazione. Grazie anche alla presenza di Lui e di tutti gli altri che è arrivata forte. Ho sentito la mia squadra bella compatta attorno. Sapevo bene che ci sarebbe stata, ma vivere concretamente tutte le loro attenzioni per me è stato migliore e molto diverso rispetto al sapere che ci sarebbero state.

Ora mi godo gli ultimi momenti di tranquillità, poi tornerò alla mia solita routine, e saranno i giorni prima del verdetto. Forse è davvero bene che siano impegnati. Non ho paura, sono pronta.
Poi, comunque vada, sarà un successo.

mercoledì 4 marzo 2015

31, anzi...


Ohibò, non ero pronta. E dire che dovrei saperlo. Funziona così ogni anno. E di solito ero pure felice di compiere gli anni, almeno un po'. Quest'anno... 

Ma diamo la colpa al virus bastardo dal quale mi sto riprendendo. Diamo la colpa a lui, va là, che è meglio. Perchè pesandoci bene non ho grandi motivi per essere seccata. Un altro anno è passato, evabene, però l'ho usato come si deve, sono stata brava, guarda me lo posso dire da sola! Quest'anno ho compiuto un enorme opera di ordine mentale e adesso voglio scriverlo, per riprendere una linea del tempo che avevo scritto tempo fa:


2009 (25 anni): primo lavoro vero e ultimo anno di l'università
2010 (26 anni): anno in cui se n'è andata mia suocera, che mi manca ancora moltissimo
2011 (27 anni): elaborazione del lutto, dieta, altri dispiaceri assortiti
2012 (28 anni): matrimonio, festa grande
2013 (29 anni): ristrutturazione della casa gialla e arrivo di Nippino, nascita di una zia
2014 (30 anni): grande opera di ordine mentale, organizzazione del Piano B

Cosa significa grande opera di ordine mentale? Significa essere cresciuta, non tanto in senso anagrafico ma in valore del bagaglio di ricchezza che porto sempre con me. Avere imparato a farmi condizionare di meno e a usare di più la mia testa, che fortunatamente funziona benissimo. Significa aver fatto e consolidato amicizie nuove e diverse che mi danno i loro diversi punti di vista sulle cose. Avere imparato a sentirmi gratificata nella giusta misura (cioè molto) dall'opinione positiva che io ho di me stessa. Tutto questo grazie anche alla scelta di essermi fatta affiancare da una psicoterapeuta, che mi ha fornito diversi assi nella manica. Ma la decisione di rivolgermi a lei è stata al 100% mia, quindi mio al 100% è anche il merito di aver raggiunto assieme a lei dei risultati. Tiè.

I 31 anni e il 2015 saranno quelli dell'attuazione del Piano B, che ho tanto atteso e desiderato. E se non dovesse andare, di lettere dell'alfabeto ne abbiamo molte altre. Quindi avanti di brindisi! Dom Perignon Plasil e Peridon a me, che qui c'è da festeggiare!

domenica 18 gennaio 2015

Batterie di scorta (tutti ne abbiamo bisogno)


Ho scoperto che la collega D è assente dal lavoro perchè hanno diagnosticato una leucemia fulminante a suo marito. 35, 40 anni, non so di preciso.  E ancora non si sa come andrà a finire.  Allegria. 

Ho pensato a tutte le mail acide che le ho mandato e inoltrato la scorsa settimana, senza riuscire a contattarla, perché non mi degnava di risposta su un argomento che era di sua competenza e stava bloccando il lavoro mio e di altri. 

Ecco, mi sono resa conto di quanto stupido fosse il problema che lei ha causato a me rispetto a quello che sta affrontando in questo momento. Un granello di polvere vicino al sole. 

Sono il tipo che spesso si ferma a riflettere su quando siamo fortunati e su quanto banali siano in realtà i problemi di cui spesso ci lamentiamo, anche quando non abbiamo sfighe in corso (e le sfighe prima o poi capitano, quindi perché non godersi il bello, quando c'è?!). 

Oggi mi è mancato il fiato. In questi giorni ero già rimasta piuttosto colpita da Il viaggio di Sammy (se non lo avete visto, fatelo! E’ il documentario del ragazzo vivente più longevo affetto da progeria, che ha percorso la route 66 con i genitori e un amico per festeggiare l’esito positivo dell’esame di maturità), dall’enorme presenza di spirito di Sammy e della sua famiglia di fronte alla disgrazia di una malattia che resta ancora incurabile. Dalla loro allegra ironia e gratitudine verso la vita, nonostante tutto. Mi sono sentita molto coinvolta emotivamente, ma la malattia da cui è stato colpito Sammy è estremamente rara. Molto meno probabile di quanto sta succedendo al marito della collega D o ad altre cose che tutti sentiamo succedere ogni giorno. 

Non è mia abitudine soffermarmi a riflettere su un evento negativo e cercare di fissarlo. Solitamente sarei più portata a fare l’esatto contrario. Ma voglio tenere bene a mente questa proporzione: il granello di polvere a fianco al sole, se quando mi troverò a percorrere la mia strada, il sentiero un certo punto si dovesse trasformare in una via ferrata. So che potrebbe succedere e dovrei trovare in me le energie per non tirarmi indietro, chè per stare seduti su un sasso a vedere il panorama ci sarà tempo dopo, quello non sarebbe il momento.  

Sono preparata alla salita, sono già attrezzata e sto continuando ad allenarmi. Questo paragone sarà la mia batteria di scorta in caso di necessità. Sarà ciò che mi farà riprendere coscienza delle proporzioni ed essere felice per tutto quello che già ho. Della fortuna che già mi è stata regalata senza chiedere nulla in cambio, anche se i miei desideri non dovessero venire esauditi.

venerdì 28 marzo 2014

**vsrsrrrr** (un alveare nel cervello)


All'apparenza sono immobile ma nella mia testa vortici di pensieri si susseguono. Sto valutando, riconsiderano, cambiando idea ma anche convincendomi sempre di più. Questi trent'anni me li sento addosso e mi stanno dando la forza, la voglia di essere semplicemente quella che sono, quella che io voglio essere. Sto tagliando, sto lasciando andare quello che non serve, quello che non mi interessa, quello che non mi stimola. Faccio spazio a ciò che mi da gioia. In questo periodo sono apparentemente rinchiusa nella mia tana a pensare, a escogitare, ma in realtà sono più che aperta che mai. Al mondo, al futuro, alle novità. Io, la pigra, l'indolente, sto facendo attività fisica e applicandomi per acquisire competenze di cui ho deciso di aver bisogno. Sto sperimentando un'urgenza nuova, insieme alla solita sensazione strana di non aver abbastanza tempo, mai. Riesco comunque a ingegnarmi per ricavarne qualche scampolo qua e là.

Mammagari ha un alveare nel cervello e ne va fiera. Uno sciame di apine che mulinano le ali e surriscaldano gli ingranaggi. Un pericolo o un'opportunità? Nel frattempo si diletta con piccole gioie: l'orto sul balcone, tre libri contemporaneamente, allegre scampagnate per le strade basse dell'Emilia, bizzarri rendez vous in spacci di tessuti, passeggiate furtive in pausa pranzo, sessioni di autocoscienza in auto e nella vasca da bagno. Come andrà a finire? Chissenefrega. Io nel frattempo mi sto divertendo tantissimo. E questo male di sicuro non fa.

giovedì 14 novembre 2013

10 cose belle





Lui di là in cucina che prepara polpette che mangeremo sul divano
Il pigiama che ho già ora, alle 19.30
dopo essermi fatta una fansatmagorica doccia fiume 
E' giovedì... quindi c'è X-Factor
La tempesta di foto e video di Nippino che invadono la galleria del mio telefono
Tutte le coccinelle che vedo ultimamente
Ho finalmente trovato su Amazon una cosa che cercavo da un sacco di tempo
Le ultime rose del giardino a metà novembre
Potermi essere svegliata un po' più tardi stamattina
Il primo odore di inverno là fuori


Ultimamente sono molto impegnata a cercare di fare ordine, perchè tutto questo caos me lo sto un po' portando dentro. Riesco comunque a notare il bello e a tenermelo ben stretto.
 
 

 

lunedì 21 ottobre 2013

Fare la zia è la cosa più bella che ci sia

Oh ma dov'è finita mammagari? 
Gira voce che sia stata in vacanza.
Naaa, mi han detto che sia in ritiro ascetico.
Io credo invece che sia rimasta impigliata in uno dei suoi gomitoli.
Sarà forse affogata in un pentolone di ragù?
Per me è rimasta incinta (risate in sottofondo)...



Ma nooo!!! E' tutto sotto controllo, state serene. Sono solo stata presa dal mio titolo nuovo di zecca. E dall'esserino minuscolo che di diritto me lo ha conferito. Combattuti i malanni di stagione (che nei momenti topici mica vogliamo farci mancare l'influenza, non vi pare?!) e cucinato cibo per un piccolo reggimento, ho impacchettato teglie cuki, marito, gomitoli e uncinetti e son partita per stare qualche giorno con la nuova famigliola e dare anche un po' una mano.

Ad aspettarci un nipotino dormiente, bello come un angioletto, al cospetto del quale ci sforziamo di muoverci con la massima discrezione, leggiadri e silenziosi. Carla Fracci alla famiglia mammagari le fa un baffo. Per i primi cinque (?) minuti. Il pupo quando dorme, dorme. Punto. Non serve tutta questa attenzione. Peccato. Avevo già pensato di confezionare qualche tunica bianca di organza. Ci avrebbe donato.

Il bimbo è un esserino semplice: ha sonno? Dorme. Ha fame? uheeeee Ha male alla pancia? uhaaaAAAAA Ha un attacco di spallina acuta (*)? eeeh eeeeh eeeeeh. Finito. 

Ah, no dimenticavo un altro paio di suoni onomatopeici parecchio significativi, ma quelli ve li immaginate anche da soli, vero? Beh dai, in quei casi lì l'intervento è intuitivo. Colpettini ben assestati e, all'occorrenza, un bel cambio con bagnetto in un cocktail di amuchina lisoformio e betadine, con un Arbre Magique al posto dell'ombrellino.

Il mio Nipotino. Nipo. Nippo. Nippino. Occhietti vispi. Linguino buffo. Zucchino profumato. Manine iperattive e sgambirlini. Calcagnini puntuti. Guancine morbidose.  

Sì sì, son fusa. Ci sono proprio rimasta. Ricoveratemi. Rinchiudetemi. Fate qualcosa. 

Sono ridotta a rubare furtive sniffate al suo berrettino che mi sono ritrovata in tasca.  
Sono come un tossico a cui è stato chiesto di fare servizio sociale alla narcotici. 
Ma io, a differenza di quel poveraccio, mi sono divertita un mondo.

Perchè ho scoperto che l'ingresso di un neonato in casa è una roba diversa da quello che mi ero immaginata. Molto meglio! Ho avuto l'enorme fortuna di vivere questa cosa proprio in diretta. Da vicinissimo. Io credevo che un bimbo così piccolo fosse una specie di bomba a orologeria pronta ad esplodere. Di pianto, di cacca, di non so che altro. Pensavo che maneggiare neonato fosse difficilissimo. Che fosse sempre sul punto di rompersi. Di implodere o di sbriciolarsi. Come sollevarlo senza staccargli la testa? Pensavo. Come capire quando ha fame o sonno? Da che parte si comincia per cambiarlo o lavarlo senza ROMPERLO e dover cominciare tutto da capo per averne uno nuovo tra nove mesi sul quale ritentare?!

Come fare? Ah, niente. Si prova.  

Quando si è lì si fa quel che c'è da fare  [cit. Neopapà]
 e non è che poi sia così impossibile. 

Non sto dicendo che non sia faticoso eh, per i genitori lo è eccome. Tra la gestione del sonno, della casa, dei pasti, della tetta e magari pure di una doccia per la mamma, 
il tetris è certamente arduo. 

Ma poi lo guardi e passa tutto. La stanchezza non la senti più [cit. Neomamma] 

Quello che nella mia ingenuità, scusatemi, mi ha colpito, è stata la GIOIA. Io credevo che l'inizio fosse solo una gran faticaccia. Che l'attaccamento arrivasse piano piano e che all'inizio le ansie e le occhiaie la facessero da padrona.

Quanto è bello sbagliarsi ogni tanto.

(*) La spallina, così come la mammite o la coccolosi, 
sono malattie molto frequenti nei neonati ma anche nei bambini di ogni età.

lunedì 2 settembre 2013

Ristrutturazione - settimane 14 e 15 - In altre parole, le Cacanze 2013


436: le email che aspettavano di essere lette al mio ritorno in ufficio.
93: le pulsazioni al minuto che avevo alle 11:58 del lunedì mattina. Sì, le ho contate.
7: giorni di mare (non consecutivi) che siamo riusciti a fare in due settimane di ferie.
106: giorni di cantiere ad oggi, 2 settembre.
3: amici conosciuti in vacanza (una coppia di ragazzi e il loro cagnolone. Ho scoperto l’ultimo giorno che lei è una mammagari come me. Intesa a pelle fortissima. Abbiamo riso e parlato molto. Bello quando succedono queste cose.)
2 metà: numero di copertine lavorate all’uncinetto.
1 solo: libro letto.
3: libri acquistati ancora da leggere.
Tante: ore di sonno recuperate.
Incalcolabili: calorie ingerite in eccesso.

Sono rientrata oggi dalle ferie. Due settimane di … ahem… cacanze, per usare un termine che ho imparato su twitter. Non è andata come immaginavo, devo essere sincera. I lavori a casa non sono stati terminati e abbiamo fatto meno della metà dei giorni di mare che avevamo programmato. Ma poteva andare peggio. Poteva piover... Abbiamo ugualmente avuto modo di riposarci, di godere della reciproca compagnia, di prender
e l’aperitivo in spiaggia e restarci a lungo anche dopo il tramonto. Abbiamo fatto nuove amicizie grazie a Lui che riesce sempre ad attaccare bottone a quelle persone che “ci ispirano”, diversamente da me che temo sempre di essere invadente o fuori luogo. Abbiamo avuto tempo per riflettere. Un lusso, per me che mi sento sempre inghiottita dalla quotidianità. Ci siamo presi del tempo per parlare, per pensare, per decidere cosa vogliamo fare e chi vogliamo essere. Abbiamo deciso di affrontare qualche cambiamento finalizzato alla nostra felicità. Lui certamente è pronto, io non so. Ho però sempre creduto che ognuno sia in gran parte responsabile della propria felicità, pertanto dovrò prendere coraggio. So cosa devo fare ed è alla mia portata. Relax? Non adesso, non oggi. Ora ho da fare.