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sabato 4 marzo 2017

33

Ecco, stavolta festeggio il compleanno proprio come si deve. Ieri sera è rimasta qui a dormire la bisnonna e ci siamo divertiti un sacco stamattina tutti quanti nel lettone. All'ora di pranzo mi sono anche concessa un rapido giro in solitaria in fiera a comprare tre sporte di piantine aromatiche strane. Approfitto di questa breve parentesi di tranquillità per metterlo nero su bianco qui. Che rimanga. È bellissimo finalmente appuntarsi così tante cose belle. Ora fuggo a consolare A che piange... poi spero di farmi anche la torta di compleanno. Festa!

mercoledì 1 marzo 2017

Lucky girl

Ho passato il pomeriggio sola con Loro. A guardarle, osservando i loro piccoli enormi progressi, rimirando la perfezione che rappresentano per me. Un anno fa il pick up. Non avrei mai potuto immaginare tanta bellezza. Ogni tanto mi commuovo, non mi sono ancora abituata...

domenica 4 dicembre 2016

Che sapore ha la felicità?

Ho sognato che avevo due bambine. Mi sono svegliata e c'erano davvero.

È faticoso, lo ammetto. Non so quando troverò due minuti per rispondere ai vostri dolcissimi commenti. Immaginatemi sommersa di bimbe latte e felicità.

martedì 22 novembre 2016

Mamma

Così è successo. Il 9 novembre, il giorno che ho scritto questo post, la mia vita è cambiata per sempre.

Amore, cos'è stato quello scroscio? Non avrai mica...

Rotto le acque. Ho proprio rotto le acque.

il cesareo era programmato due giorni dopo.
Ci siamo trovati in bagno, lui che mangiava due porzioni di tortellini che erano sul fuoco per cena (i tortellini fatti a mano sono come l'ostia benedetta, non si buttano neanche se cadono a terra) io, restata digiuna, a darmi una sommaria rinfrescata prima di... andare in ospedale.

L'ospedale è vicinissimo a casa ed eravamo molto tranquilli, ridevamo. Noi e le nostre borse marroni a pois, una per me e una per le bimbe. Eccitati ed impazienti. Io coi pantaloni bagnati nonostante le precauzioni prese.

Signora adesso vediamo se farglielo subito o aspettare domattina.

Domattina???

Abbiamo chiamato i reperibili, glie lo facciamo subito.

Siamo entrati in ospedale poco prima delle otto di sera, alle undici le mie bambine erano già nate. Quando le ho viste erano in stanza col papà. Infagottate in una buffa mise di stagnola. Sembravano due arrostini ai quali mancavano solo le patate.

I più begli arrostini del mondo. Ho cominciato a singhiozzare forte. Quelle erano le mie figlie e già le amavo. Non le conoscevo, ma dalla piccola porzione di viso rimasto scoperto, pur senza occhiali, era già evidente che fossero le fotocopie mia e di Lui. Le ho riconosciute... non vi so spiegare. Anche perché non ero nemmeno particolarmente lucida.

Una per uno. Sarò stata brava?! Due gemelle normopeso, portate a termine, sane e belle come il sole.
Non avrei mai osato sperare tanto. Figuriamoci chiederlo. Ma qualche volta la fortuna gira, e in men che non si dica ti ritrovi immerso fino al collo in quello che hai sempre desiderato. E a me sembra impossibile che sia esistita una vita diversa da questa, in cui scrivo questo post battendo i pollici sul cellulare, con una bimba di fianco e una sulla pancia, cercando di fare in fretta perché fra poco sarà ora della poppata e potrebbero svegliarsi da un momento all'altro.

Sono felice. Felice da far schifo. Si può dire? Se ci penso troppo mi scoppia il cuore. Certo, la stanchezza è tanta, così come i dubbi e le incertezze. Ma mai avventura è stata più desiderata, quindi ci prendiamo anche il rovescio della medaglia, quello fatto di cacca, rigurgiti, orecchie sfondate e una buona dose di dolore fisico... al quale forse nemmeno io ero preparata.

Ma ne vale la pena. Per stare su questa nuvoletta ne vale assolutamente la pena. Se poi capisci che la nuvoletta ora è tua e nessuno mai più ti costringerà a scendere...

Non rinunciate ai vostri sogni. Non sempre volere è potere, ma insistere e resistere sono già un buon punto di partenza. Credeteci. Aiutatevi. Fate tutto ciò che sia in vostro potere. Senza paura, non mollate mai.

mercoledì 9 novembre 2016

38+1 Oltre ogni previsione

Nessuno ci scommetteva. Eppure io e le gemelle siamo arrivate fin qui senza ancora esserci separate. Una soddisfazione enorme, nonostante gli acciacchi ormai non si contino più. So di aver fatto bene il mio lavoro di cova, anche se dovesse partire il travaglio fra cinque minuti.

Però a questo punto speriamo di no. Il cesareo è fissato per venerdì e preferisco di gran lunga farlo in modalità "programmato" piuttosto che "urgente".

Sono tranquilla. Ovvio che non smanio all'idea di andare sotto i ferri, ma non sono neanche sopraffatta dall'ansia. Al mio solito, insomma... poi volete mettere la gioia di conoscerle finalmente? Quella azzera tutto. Anche se ancora non riesco nemmeno lontanamente a immaginarla. Vi farò sapere, presto!

martedì 9 settembre 2014

Next steps


Non so se sia passato inosservato ma no, non sono incinta. Non ancora. Sto cominciando a considerarmi come quella che ovviamente non è incinta e no, non va bene. 

Ultimamente son molto pratica di piani B e C e D e … beh, anche in questo caso, le cose non andranno esattamente come avevo pianificato quando avevo 10 anni (e avevo deciso che mi sarei sposata a 27 e avrei fatto almeno due figli prima dei 30 e… vabbè, non infieriamo). 

Siamo sposati da due anni e viviamo insieme da oltre sette. E mentre eravamo in vacanza ci siamo sorpresi a fare VOLAVOLAVOLA al borsone della spiaggia. Patetico.
Mi sento proprio di dire che ormai ce lo meritamo, sebbene il merito in tutta questa storia non c’entri proprio per nulla. Purtroppo.

Bon! Qui bisogna agire, non ci sono altre spiegazioni. Abbiamo in corso qualche indagine più approfondita alla quale seguirà il verdetto della Bionda. Non so cosa augurarmi. Se è tutto ok non sappiamo in che direzione lavorare… e se invece ci fosse un problema… non andrebbe certo meglio.

Avevo scritto una bozza di questo post in un momento in cui ero pimpante e di buon umore, ben disposta verso quello che sarà, qualsiasi cosa sarà... invece ora mi trovo a rileggerla con un nodo in gola e un gran magone. Non escludo che passerò la serata a piangere davanti a video commoventi di cani su YouTube o chissà che altro. Sono già sulla buona strada, dopo aver trangugiato un intero Tupperware di salsa russa davanti al pc come aperitivo. Almeno se mi verrà mal di pancia piangerò per qualcosa. 30 anni e non ho ancora capito se i miei rovinosi sbalzi di umore siano colpa della mia eccessiva sensibilità al mondo esterno o se sono proprio io ad essere succube delle mie lune.

Per fortuna più tardi devo uscire. Sante amiche che ti trascinano fuori di casa anche senza sapere quanto tu ne abbia bisogno. Perchè tanto star male non serve a nulla. E magari si trova la voglia di riderci su, tra un crampo addominale e l'altro. Ecco. sento già un blublugrublugru sospetto...

Oggi ho scritto una lunga mail al mio papà. Avevo bisogno di sfogarmi, di raccontargli un po' di cose. Senza avere i minuti contati per i suoi impegni o mia madre nella stanza accanto ad origliare. Mi sono sentita sollevata e allo stesso tempo in colpa, per avergli vomitato addosso anche i miei problemi, chè lui ne ha davvero più che a sufficienza dei suoi. Ma non sono riuscita a fare altrimenti. Ne avevo bisogno come l'aria. Anche alla mia età a volte si ha la necessità di essere figli. 

lunedì 24 febbraio 2014

Un weekend perfetto


Si metta agli atti: io febbraio l'ho archiviato. Nella mia testa è primavera. Anche se, col freddo che fa oggi, non ha assolutamente senso. Pazienza. E' che sono felice.

E' lunedì e non ho l'umore nero.
I narcisi della mia bisnonna hanno cominciato a fiorire e i boccioli sono copiosi.
Sabato e domenica ho seminato nel NonOrto e l'ho traslocato nel balcone a Sud dove, con la ristrutturazione, è arrivata l'acqua corrente. Un lusso mica da poco!
Sono dieci giorni che dormirei e basta. E quasi ci riesco.
La mia gatta dorme e basta. E ci riesce benissimo. Anche ora, di fianco a me.

Ieri, domenica, sono venuti a trovarci Nippino & Co, facendoci una sorpresa, abbiamo passato una bella giornata all'aria aperta dopo tutta la pioggia di queste settimane, poi siamo andati a trovare genitori e nonni. Avevo proprio bisogno di una full immersion in famiglia. Sono stata tanto bene. 

Quindi no, caro lunedì, non basterai tu a guastarmi l'umore, hai già perso a tavolino. 
Sappi che, per me, sei un lunedì di primavera.


giovedì 31 ottobre 2013

I had a dream - il mio nonHalloween


Oggi son proprio contenta. Ho fatto ciò che desideravo e me lo son goduto con voluttuoso egoismo. Ho preso un giorno di ferie. Ma non un giorno di ferie qualunque, no. Un giorno pre-ponte, roba grossa. Mi sono alzata lo stesso di buon’ora, ho fatto una meravigliosa colazione con calma, osservando il sole che si faceva lentamente spazio tra la nebbia. Ho fatto una profonda pulizia del viso con il mio nuovo Visapure fiammante e mi sono anche concessa una maschera. Mi sono truccata felice sapendo che di lì a poco sarei andata dal parrucchiere a rinnovare il mio celeberrimo riflesso rosso. Ho usato i colori che lo faranno risaltare di più, sono proprio soddisfatta. E le sopracciglia mi sono venute divinamente. Che poi non di dica in giro che ho sprecato giornate intere a studiare i consigli delle guru di You Tube.
Sono stata dal parrucchiere che mi ha coccolata, colorata e phonata, fra una chiacchiera e l’altra, con in sottofondo il nuovo cd di Katy Perry. Sono uscita appena in tempo per prendere un aperitivo in centro con la mia amica A., che non vedevo da tantissimo e con la quale avevo davvero necessità di fare un aggiornamento intensivo. Sono stata a pranzo da mia madre che, non ho davvero capito come mai, mi aveva fatto una sorpresa: mi ha regalato una borsa! Ma non UNA borsa… LA borsa che è un po’ che stavo puntando. E ha indovinato anche il colore!!! Sono commossa. Non so davvero come ringraziarla. Prima di tornare a casa ne ho approfittato per fare un giretto per negozi, che il sole di questo lungo autunno ancora non si sa per quanto potrà durare. Alla fine ho preso qualche cosina, ma nulla di importante. Ho preferito risparmiare per quel weekendino in montagna che io e Lui vorremmo tanto farci appena arriverà un po’ di neve…

Accidenti, si è fatto tardi! Salto in macchina e corro a casa. Arrivo appena in tempo all’appuntamento col tappezziere che mi deve riconsegnare il divano dopo averlo foderato di nuovo. Sono felicissima! Sembra proprio un divano nuovo. Non vedevo l’ora di vederlo sistemato. Senza coperture era terribilmente triste… si intravedeva la piuma dei cuscini che creava uno strano effetto a cerchiolini sotto le fodere ed ero sempre sull’orlo di una crisi di nervi per tenerlo coperto con dei teli in una qualche maniera. Ora invece ci siamo! Così sì che mi piace. Speriamo che il gatto non lo confonda più col suo tiragraffi…

Con la casa perfettamente pulita, il divano rivestito e le tende mi sembra finalmente di essere “arrivata”, dopo oltre un anno di lavoretti, lavoroni e ristrutturazioni più o meno di ogni angolo… sono proprio felice! Per non sentirmi troppo in colpa per la giornata di cazzeggio di svago più totale, decido di preparare il borsone e andare in palestra. Oggi esagero: doppio turno. Zumba poi yoga. 

Ci voleva proprio. Stasera sono un’altra. Non avete idea. Mi addormento felice fra una riga e l’altra di uncinetto, fantasticando sul massaggio che ho prenotato per domani sera con un buono che mi hanno regalato…

***

Ci siete cascati? Dai, almeno un pochino… io mentre scrivevo a tratti ci ho anche creduto. Perdonatemi, ma avevo bisogno di farlo, di assaporare un pochino quella sensazione. Purtroppo praticamente nulla di quello che ho scritto corrisponde a verità. Ho lavorato di fantasia.

In realtà sono incavolata nera. Ho passato una di quelle settimane bige che speri solo che finiscano in fretta. E dannazione non va bene quando speri che il tuo tempo trascorra in fretta, perché non torna più! Ho sempre sostenuto che ognuno sia responsabile della propria felicità e io in questo periodo in materia faccio schifo. Andrei rimandata, se non bocciata addirittura. 

Non capisco bene cos’è che mi rode così tanto, visto che poi, alla fine, problemi grossi non ne ho. Vorrei un figlio e non arriva. No vabbè, ok, ormai l’ho detto… ma non sono incavolata per questo. Al massimo un po’ preoccupata, ma non disperata. Non so se dipenda dallo stress, dal meteo, dall’aver bucato le mutande portafortuna che mi ha regalato l’altra amica A. o, semplicemente, dal fatto che le cose arrivano quando arrivano e basta. Ma lo capisco. Queste tempistiche non erano quelle che avevo sperato, ma posso ancora accettarle anche se ne sono dispiaciuta.

Però sono incavolata. E frustrata. E soffocata. Il motivo principale credo sia un altro, più di tutto dal tempo che mi manca. Non ho il tempo per fare tutto quello che vorrei.
E in questo momento di cose ne vorrei fare tantissime. Mi sembra di avere così tanto da dare e non riuscirci è come se mi risucchiasse in un vortice melmoso dal quale non ho scampo. 

Vedo un progetto creativo carino ma la mia craft room è ancora il delirio più totale. 
Leggo di un’esperienza simpatica e istruttiva da fare con i bambini, mi piacerebbe metterla in pratica e non saprei con chi… Mi sono ridotta a supplicare un mio amico di fare da babysitter alle sue figlie. Non so se mi ha preso sul serio come avrei voluto.
 
Vorrei dedicarmi di più e meglio a Lui, magari andare insieme da qualche parte e starcene un po’ da soli. Ma quando? Lui lavora moltissimo e io attualmente sento il dovere morale di utilizzare tutto il mio tempo libero e le mie risorse per la casa. Vorrei passare molto più tempo con la mia famiglia ma vedo tutti pochissimo e attualmente non sono in grado di essere per loro quello che vorrei. Mi sento tanto in debito con tutti. Vorrei rendermi utile, chiacchierare, essere di compagnia, regalare tempo, oggetti, azioni. Ma proprio non ne ho la possibilità, non c’è verso.

E'che c’ho un po’ la sindrome di Calimero. Sono qui a sgonfiarmi su me stessa e a incatenarmi da sola dentro un processo che non mi piace neanche un po’. Mi sto antipatica quando faccio così. Però so che poi mi passa. Eeeeh se mi passa.

lunedì 28 ottobre 2013

30. Di bilanci, progetti e cifre tonde


Sabato hai compiuto 30 anni. 
Abbiamo festeggiato in modo semplice con gli amici di una vita, che finalmente abbiamo potuto invitare a casa. Sono riuscita a farti avere il regalo che desideravi e perfino a farti una sorpresa, perché non te lo aspettavi per niente. 

Tu avevi quello sguardo. 

Quello sguardo lì, di quando sei soddisfatto, di quando sei sereno, di quando sei felice. Per me quello sguardo non ha prezzo. 
Tu meriti questa felicità e sappi che io sono fiera e onorata di poterne fare parte.

E’ stato un compleanno-cifra-tonda. Inevitabile fare un po’ il punto della situazione. All’appello abbiamo 6 anni e mezzo di vita insieme, degli anelli che ci ricordano i passi più grandi che abbiamo fatto, un lavoro che finalmente ti piace e una casa sgangherata che pian piano sta diventando bellissima. Perché è la nostra. La casa dove ci immaginiamo quello che verrà, ma ancora non possiamo sapere. E’ uno strano entusiasmo a tratti struggente. Stiamo imparando che non tutto si può sempre pianificare e riusciamo a farcelo piacere. Affrontiamo un passo alla volta, risolviamo un problema alla volta, ci godiamo una gioia per volta. Sempre insieme. 



lunedì 21 ottobre 2013

Fare la zia è la cosa più bella che ci sia

Oh ma dov'è finita mammagari? 
Gira voce che sia stata in vacanza.
Naaa, mi han detto che sia in ritiro ascetico.
Io credo invece che sia rimasta impigliata in uno dei suoi gomitoli.
Sarà forse affogata in un pentolone di ragù?
Per me è rimasta incinta (risate in sottofondo)...



Ma nooo!!! E' tutto sotto controllo, state serene. Sono solo stata presa dal mio titolo nuovo di zecca. E dall'esserino minuscolo che di diritto me lo ha conferito. Combattuti i malanni di stagione (che nei momenti topici mica vogliamo farci mancare l'influenza, non vi pare?!) e cucinato cibo per un piccolo reggimento, ho impacchettato teglie cuki, marito, gomitoli e uncinetti e son partita per stare qualche giorno con la nuova famigliola e dare anche un po' una mano.

Ad aspettarci un nipotino dormiente, bello come un angioletto, al cospetto del quale ci sforziamo di muoverci con la massima discrezione, leggiadri e silenziosi. Carla Fracci alla famiglia mammagari le fa un baffo. Per i primi cinque (?) minuti. Il pupo quando dorme, dorme. Punto. Non serve tutta questa attenzione. Peccato. Avevo già pensato di confezionare qualche tunica bianca di organza. Ci avrebbe donato.

Il bimbo è un esserino semplice: ha sonno? Dorme. Ha fame? uheeeee Ha male alla pancia? uhaaaAAAAA Ha un attacco di spallina acuta (*)? eeeh eeeeh eeeeeh. Finito. 

Ah, no dimenticavo un altro paio di suoni onomatopeici parecchio significativi, ma quelli ve li immaginate anche da soli, vero? Beh dai, in quei casi lì l'intervento è intuitivo. Colpettini ben assestati e, all'occorrenza, un bel cambio con bagnetto in un cocktail di amuchina lisoformio e betadine, con un Arbre Magique al posto dell'ombrellino.

Il mio Nipotino. Nipo. Nippo. Nippino. Occhietti vispi. Linguino buffo. Zucchino profumato. Manine iperattive e sgambirlini. Calcagnini puntuti. Guancine morbidose.  

Sì sì, son fusa. Ci sono proprio rimasta. Ricoveratemi. Rinchiudetemi. Fate qualcosa. 

Sono ridotta a rubare furtive sniffate al suo berrettino che mi sono ritrovata in tasca.  
Sono come un tossico a cui è stato chiesto di fare servizio sociale alla narcotici. 
Ma io, a differenza di quel poveraccio, mi sono divertita un mondo.

Perchè ho scoperto che l'ingresso di un neonato in casa è una roba diversa da quello che mi ero immaginata. Molto meglio! Ho avuto l'enorme fortuna di vivere questa cosa proprio in diretta. Da vicinissimo. Io credevo che un bimbo così piccolo fosse una specie di bomba a orologeria pronta ad esplodere. Di pianto, di cacca, di non so che altro. Pensavo che maneggiare neonato fosse difficilissimo. Che fosse sempre sul punto di rompersi. Di implodere o di sbriciolarsi. Come sollevarlo senza staccargli la testa? Pensavo. Come capire quando ha fame o sonno? Da che parte si comincia per cambiarlo o lavarlo senza ROMPERLO e dover cominciare tutto da capo per averne uno nuovo tra nove mesi sul quale ritentare?!

Come fare? Ah, niente. Si prova.  

Quando si è lì si fa quel che c'è da fare  [cit. Neopapà]
 e non è che poi sia così impossibile. 

Non sto dicendo che non sia faticoso eh, per i genitori lo è eccome. Tra la gestione del sonno, della casa, dei pasti, della tetta e magari pure di una doccia per la mamma, 
il tetris è certamente arduo. 

Ma poi lo guardi e passa tutto. La stanchezza non la senti più [cit. Neomamma] 

Quello che nella mia ingenuità, scusatemi, mi ha colpito, è stata la GIOIA. Io credevo che l'inizio fosse solo una gran faticaccia. Che l'attaccamento arrivasse piano piano e che all'inizio le ansie e le occhiaie la facessero da padrona.

Quanto è bello sbagliarsi ogni tanto.

(*) La spallina, così come la mammite o la coccolosi, 
sono malattie molto frequenti nei neonati ma anche nei bambini di ogni età.

mercoledì 9 ottobre 2013

E' nata una zia




Era venerdì e non vedevo l’ora di uscire dall’ufficio. Concentrazione zero e testa altrove. Battevo tasti e le mani erano completamente scollegate dal cervello. Finalmente me ne vado, a casa devo sistemare un paio di cose con gli artigiani che sono venuti a fare una riparazione. Finiscono e finalmente se ne vanno pure loro. Mi concedo una lunga doccia e asciugo i capelli con calma, tanto la valigia è pronta. E’ pronta da settimane, a dire il vero, e ieri l’ho aggiustata aggiungendo qualche capo più pesante, in questi giorni comincia a fare freddo. Arriva Lui e partiamo. Mangiamo in macchina qualche schifezza take-away. Durante il tragitto ricevo prove filmate delle tue evoluzioni nella pancia. 
Non ci stai più, è evidente.



Arriviamo ed è tutto chiaro. Adesso che sono nel posto giusto, dove e con chi desidero essere più di ogni cosa in questo momento, finalmente mi rilasso. Non devo nemmeno impegnarmi molto. Mi addormento come un sasso.



Sabato alle 10 facciamo colazione tutti insieme, come tante volte abbiamo fatto. Sarà l’ultima giornata senza di te. E’ dannatamente strano e normalissimo allo stesso tempo. Piove sottile sottile. Io e la tua mamma usciamo a fare qualche commissione. Andiamo in posta, in merceria e a comprare il pane. Tutti chiedono come mai tu sia ancora là dentro. (Sarà comodo comprare on-line, ma quanto possono cambiare la giornata i modi gentili delle persone vere dietro al bancone che conoscono il tuo nome?)



Mangiamo gnocchi al ragù e trascorriamo un pomeriggio pigro. I maschi davanti alla tv e le femmine con l’uncinetto in mano. Ci scappa anche qualche pisolino. Fa tanto famiglia e stiamo bene, comodi e rassicurati da questo menage sporadico ma collaudato. I maschi escono e sono di ritorno con la spesa, più l’occorrente per un brindisi. Hugo per tutti. A domani. A te. Alla tua mamma. A noi. Cin cin.



Arriva la cugina B. e ceniamo tutti insieme. La tensione comincia a salire e a renderci nervosi e pieni di spigoli. Andiamo a letto un po’ seri, poi ci ripensiamo e ci ritroviamo a fare la lotta tutti e quattro sul lettone. Per stasera i bambini siamo ancora noi.



Domenica è IL giorno. Ci alziamo presto e ci prepariamo a incastro. Il pilota automatico è inserito, ognuno sa quello che deve fare. Piove forte e alle 7:03 siamo in macchina. Il termine era fissato per il 25 settembre, 11 giorni fa, così alle 8:30 viene effettuata la prima induzione. Tutti tratteniamo un po’ il respiro. Cosa succederà adesso? “Dicono che ad alcune fa effetto tutto in un colpo, ad altre poco alla volta… può anche darsi che non succeda niente. E’ inutile che stiate qui. Tornate a casa, ci vediamo dopo durante l'orario di visita.



Per me uncinetto e riposino. Alle 13.10 ci sentiamo dire che “qui si è mosso qualcosa”. Torniamo in ospedale con un borsone  a righe bianche e rosse, pieno di vestiti piccoli imbustati con cura in sacchetti trasparenti numerati.



Alle 14:30 i dolori sono ogni 4 minuti e mezzo spaccati. Sono rimasta affascinata da questa precisione e da quanto tutto torni normale fra una contrazione e l’altra. Mia cognata un po’ meno e mi descrive cosa sente. Parla di crampi e di differenze con i dolori mestruali. Ovviamente non ci ho capito niente, ero troppo su di giri anche se mi sforzavo di non darlo eccessivamente a vedere. La ricordo solo attaccata al banco della reception del reparto e seduta nel salottino con la vestaglia gigante che le ho dato io e la camicia da notte che le ha regalato la cugina E.

Tu protesti continuando a scalciare. Certamente ti chiedi cosa cavolo stia succedendo.



Le cose procedono ma non siamo ancora a buon punto, è prevista la seconda induzione per le 16:00 e dobbiamo tornare di nuovo a casa. Stavolta non ne ho molta voglia. No, non ne ho voglia per niente. La tua mamma è coraggiosa ma comincia ad avere male sul serio e ho la netta sensazione che preferirebbe avere qualcuno accanto. Però non si può scegliere. Torniamo a casa. Preparo pasta al pomodoro per tutti e metto la pianta di basilico sotto la pioggia per un po’, credo abbia sete. Facciamo un altro riposino, sembra che la notte che ci aspetta sarà lunga….



“Ha chiamato. Ha detto di andare subito che le fanno il cesareo.”



Tre infiniti secondi di silenzio sono trascorsi gelandoci il sangue. Non potevamo vederci negli occhi, ma sono certa che sulle nostre tre facce ci fosse la stessa espressione. Ecco lo sapevo, perché siamo tornati a casa? Oddio speriamo che vada tutto bene. Chissà che paura avrà lei. Scommetto che stava piangendo come una fontana. Un po’ di paura ce l’ho anch’io. Ma perché nella vita certe cose si è costretti ad affrontarle da soli? 
Oddio, ma lo conosceremo fra pochissimo!



MUOVERSIIIII urlo. Come se gli altri due non lo sapessero. Un minuto dopo stavo già spostando la macchina predisponendola all’uscita (però non fatemi guidare, vi prego. Non me la sento). Lui si mette alla guida (fiuuuu) e si rende conto che la macchina fa un rumore stranissimo. Cambiamo macchina e aspettiamo il futuro papà col motore acceso. Ehi ma dov’è? Ah, eccolo. Partiamo.



Con le mani sudate, il cuore in gola e la pioggia dentro e fuori il cervello torniamo in ospedale da mamma e bimbo. A che punto saranno? Dovranno cominciare? Staranno operando? Avranno già finito?



Hanno appena cominciato. Attendete là. Da quella porta usciranno il bambino prima e poi la mamma.



Io sudo come neanche dopo tre ore di zumba. Lui è pietrificato. Il papà ha consumato il linoleum del corridoio a forza di fare avanti e indietro borbottando qualcosa tipo “ma non si può mica tribolare così… quando c’erano le cicogne non si faceva prima?”



Quella porta viene aperta diverse volte provocandoci non pochi tuffi al cuore. Poi arriva un letto con sopra le tue cose, le riconosco. Il momento si avvicina.



16:55 Un’infermiera mora vestita di bianco esce con un sorrisone e ci dice che  
sei nato.



Istintivamente faccio lo screenshot del cellulare per non dimenticarmi l’ora. Cosa che non ha assolutamente senso perché scopriremo dopo che sei nato alle 16:54 e difficilmente me lo dimenticherò.



La stessa infermiera riapre la porta. Dietro di lei c’è una culletta trasparente con un fagotto di carta bianco. Dentro ci sei tu. Ci dice che anche la tua mamma sta bene e tutta la paura svanisce. Definitivamente.



Adesso ci sono solo il tuo nasino, le tue orecchie tonde, i tuoi pugnetti e la tua testina perfetta. Io scattavo le foto e Lui ha filmato tutto. Appena ti danno al tuo papà e andate insieme ad aspettare la mamma, io e Lui ci riguardiamo il filmato non so bene quante volte di fila, io non riuscivo a ricordare quello che era appena successo. Il cervello era in tilt completo. Stai piangendo? Chi, io? Assolutamente no.



Voi aspettate lì a oltranza? Per vedere la mamma guardate che ci vorranno almeno due ore.NOI-NON-CI-SCHIODIAMO-SIA-CHIARO ci avete già fregato una volta, grazie.



Le due ore passano in fretta, fra telefonate ad amici e parenti, messaggi, visione in loop di foto e filmato.


Escono papà e bimbo. Finalmente vediamo anche la mamma. E’ un po’ pallida, ma molto meno provata di quanto immaginassi. Le hanno fatto la spinale e per fortuna non si è persa il momento. 


Sono felice. Siamo tutti felici. Lo strano mix di sensazioni preoccupate lascia campo libero a uno scombussolamento bello ed emozionato. Torniamo a casa col papà che si riprende un attimo e torna subito dal resto della famiglia per passare con loro la notte.



Sono troppo emozionata. Sono zia. E’ nato. E’ andato tutto bene. 
Il nostro miracolo si è compiuto.


Dormo come un sasso. Di nuovo. E al suono della sveglia non capisco assolutamente cosa stia succedendo.



Oddio com’è presto… oddio com’è... TARDI! Devo andare a dare il cambio al papà.



Sei nella tua culletta che sonnecchi, ogni tanto fai qualche guizzo e tiri calci e pugni esattamente come facevi nella pancia fino a ieri. Distolgo lo sguardo una frazione di secondo e ti ritrovo con gli occhi spalancati, che mi fissi inspiegabilmente dritto negli occhi, perplesso. Ecco, io lì mi sono innamorata. Benvenuto piccolino.

mercoledì 25 settembre 2013

Crochet - La mia medicina


Lo stress di queste giornate si somma a quello arretrato da smaltire. Troppa adrenalina in circolo che se ne deve andare. E io sono stata brava, mi sono fatta un regalo: ho finalmente trovato il mio yoga, il mio psicoterapeuta, lo stretching del mio cervello. Io conto punti (un-ddue-ttrè), arrotolo fili, tasto gomitoli. E funziona. 

Mi sveglio entusiasta pensando dove potrò arrivare con il progetto in corso e mi addormento ragionando su nuovi possibili schemi. Potrei anche essere arrivata a sognarmelo, ma fortunatamente non ricordo. 

Lavoro all'uncinetto da quando sono bambina: nella mia famiglia è tradizione preparare una copertina a quadretti patchwork per ogni nuovo nato. Proprio facendo quei quadretti ho imparato. Ero molto orgogliosa di prendere parte al progetto. Ogni volta. 

Ho in mente una diapositiva di me bambina, in montagna su un divano rosso, in un appartamento minuscolo e delizioso, che imparo a lavorare a punto alto in compagnia di mia mamma e mia nonna. Son bei ricordi. 

Anche se a fasi alterne, ho sempre lavorato. Non ho mai smesso. Astucci quando andavo a scuola. Copertine da neonato quando le mie amiche hanno cominciato a fare figli. Sciarpe e colli all'università. Un paio di anni fa una coperta matrimoniale. E adesso, complice anche questa ragazza qua, mi è venuto il pallino di imparare a lavorare a maglia! Come se non fosse bastato.

In questo periodo l'esigenza di lavorare è urgente. Chi mi conosce e sa mi ha regalato un quantitativo industriale di gomitoli (no, voglio dire... conoscete tanti mariti che regalano gomitoli?! Grazie amore!). Ciò significa tanti progetti iniziati contemporaneamente. Alterno schemi, punti, filati, misure. Ed è bellissimo. La mia medicina. La mia serie tv. Il mio shopping. Fare andare le mani e svuotare il cervello. Che delizia!
Voi cosa fate per rilassarvi?


mercoledì 18 settembre 2013

Domani cambia la luna...



Ehi tu, che pochi mesi fa sembravi solo una bolla di sapone.
Tu, che oggi sei un piccolo calciatore e mi colpisci con forza, quasi a voler dire 
"zia sono qui! sono io!"
Tu, piccolo wrestler che a volte sembri un quasi alien dentro la pancia della tua mamma.
Tu che adesso sei una pancia che ci mancherà, anche se vederti finalmente fuori ci renderà pazzi di gioia e completamente ebeti.
Tu, che giochi con noi a "schiaccia la talpa" e vinci sempre.
Tu, che giochi anche a "stappa l'ombelico di mamma" e per fortuna perdi sempre.
Tu, che ormai sarai stufo di sentire la mia voce e tutti i nostri discorsi da femmine.
Tu, che hai già più vestiti di mamma e zia messe insieme e una vasca da bagno personale.
Proprio tu, piccolo aspirante ginecologo, che sei già pronto sulla rampa di lancio.
Qui fuori è tutto pronto. Stiamo solo aspettando te.

lunedì 15 aprile 2013

It's a boy!




Ho sempre pensato a un mio ipotetico figlio come a una figlia femmina. Anche quando era un’idea remotissima. Anche quand’ero bambina.  Forse perché io sono femmina, forse perché mi veniva più normale pensare a una più istintiva empatia, forse perché mi piacciono molto tutte quelle cose frivole e femminili che avevo pensato di condividere con lei.



Da quando so che diventerò zia (pausa. Sì, divento zia. Fatemi crogiolare un attimo in questo bel pensiero, please. Fatemi assaporare quelle tre lettere una per una e poi di nuovo tutte insieme ZIA… oddio che effetto meraviglioso che fa. Ok, può bastare, dicevamo…?) che da quando so che diventerò zia, mi è venuto automatico immaginarmi una nipotina femmina.



Solo in un primo momento, però.

Perché poi altre sensazioni e altri ragionamenti hanno preso piede: pacifico che la priorità fosse l’importanteèchestiabene, e fin qui non ci piove, poi all’improvviso qualcosa dentro ha cominciato a dirmi che sarebbe stato bello anche se fosse stato maschio. Anche senza l’anche, scusate il gioco di parole. Stessa cosa per un ipotetico futuro figlio. 

Spettacolo se fosse femmina. Spettacolo se fosse maschio. 

Spettacolo un qualsiasi assortimento di genere di uno stuolo di futuri figli. Vabbè, una leggera predominante di speriamochesiafemmina lasciatemela… sono pur sempre una femmina io, in primis.



Oggi abbiamo avuto la certezza che il nipotino sarà proprio un nipotinO. Con la O. Ed è stato amore. La notizia mi ha pervasa e con essa una bellissima sensazione di festa, di allegria.

Qualche settimana fa avevo immaginato che questa eventualità mi avrebbe un po’ delusa, oggi invece l’ho immediatamente accolta con gioia. Sospettavo che sarei stata felice anche di un nipotinO già dopo un giro per negozi con mia cognata, quando ci siamo obbligate a guardare un po’ di vestiti da maschietto dopo essere state attratte in un primo momento da quelli da bambina. L’istinto mi (ci) ha portate da merletti, fiorellini e pois, ma, mentre guardavamo jeans e giacchette da dandy, ghettine, bretelle e camicine, body gialli che alla futura mamma piacciono tanto (ho scritto mamma...la parola ZIA è bella eh… ma MAMMA…….!) qualcosa mi diceva “ma guarda che alla fine non è mica poi così male! Ma guarda che… quasi quasi, sarebbe comunque meraviglioso.” Ho fatto fatica ad accorgermi che lo stavo pensando, che proprio io stavo pensando una cosa così, eppure.



Il bello della vita, l’ho già scritto, è viverla. Fantasticare non è niente male, detto da una pesci potete crederci (l’unica cosa che so sul mio segno zodiacale, fra l’altro). Ma rischiare che la fantasia prenda il sopravvento non va mica bene. Gli scossoni positivi che ti riportano con i piedi per terra sono un toccasana. Ti fanno apprezzare ancora di più la realtà e ti ci fanno sentire dentro nel ruolo del protagonista. E allora, avanti tutta! Godiamocela per bene, questa vita, soprattutto oggi, che è tutto un po' più blu.

mercoledì 27 marzo 2013

Bella la pancia





Mia cognata è incinta. La sua pancina dolce è abitata da qualche mese e io ho gli occhi a cuoricino. E’ un po’ come se fosse incinta mia sorella.



E’ un po’ come se fosse incinta tutta la famiglia. Siamo felici, non c’è che dire. 
Io anche un po’ invidiosa eh, ma che ve lo dico a fare?!



Da quando lei aspetta, Lui canta sotto la doccia. Lui, che a volte fa il rigidone e si vergogna a fare il tenero con la sorella, da qualche mese ne parla solo con aria adorante. Non davanti a lei, è chiaro. Lui è un uomo duro.



Io e Lui oggi ci stavamo scambiando qualche messaggio di ordine pratico-organizzativo e nel discorso era inclusa anche lei, la cognata abitata.

Lui taglia il discorso con una frase scollegata dal resto



Bella la pancia.

(piena)

(di sua sorella)

(che comincia a vedersi appena appena)         



Che spettacolo, avrò un nipotino sul quale potrò fare pratica. Non sto già più nella pelle!!!

PS No, non sto meditando di trasformare il blog in un'enciclopedia botanica, ma la settimana scorsa ho fatto alcune foto a tema floreale che mi mettono allegria, quindi ora ve le propino qui ;)